Ventuno anni bruciati
dell'unità 32010, quarta Divisione Carri della Guardia Kantemirovskaja di Mosca, è stato il primo condannato all'ergastolo a Kiev per crimini di guerra. Il 28 febbraio a Chupakhivka il sergente ha sparato a un civile in bicicletta. Il poveretto, 62 anni, parlava al cellulare. I russi hanno temuto stesse avvertendo i soldati ucraini? Un colpo in testa. (Che cosa spaventosa un'arma: un istante per disfare un uomo, che una donna aspetta nove mesi, e una madre e un padre educano per vent'anni. Un colpo, e più niente). E dunque, ergastolo al sergente Vadim. Giustizia è fatta. O no?
Quel soldato ha 21 anni, e dietro le sbarre sembra un ragazzino. Rasato come si rasavano una volta i bambini con i pidocchi, la pelle liscia, imberbe, gli occhi bassi: sembra un alunno sospeso per una bravata. Ha detto ai giudici: ho ubbidito agli ordini. Poi ha chiesto perdono. Che storia maledetta si riproduce addosso a un ventenne, cui i colonnelli avevano raccontato che si partiva per un'esercitazione. Invece, era guerra. "Spara", gli han detto. Facile, sembrava. Un colpo, un morto e anche i 21 anni di Vadim bruciati. La pena, dalle vittime si allarga a quei ragazzi arruolati e sbattuti al fronte senza sapere niente, ma con i mitra nelle mani. Basta premere il grilletto, avevano spiegato brevemente gli istruttori. Nulla, però, hanno detto di ciò che accade - dopo.