Una storia d’amore meno nota di altre di Shakespeare.
Priamo, re di Troia, i suoi figli Ettore, Troilo, Paride, Deifobo, e il comandante troiano Enea, e il sacerdote Calcante, Agamennone, il prode capo della lega achea, suo fratello Menelao, tradito da Elena fuggita con Paride: la causa della guerra. E poi Achille, Aiace, Ulisse, Tersite, Patroclo, Cassandra…Una summa della mitologia omerica, i grandi eroi e le donne leggendarie della guerra di Troia. Eppure, qualcosa non torna, rispetto all’immagine complessa quanto si voglia, ma precisa, che il lettore di Omero, Virgilio, di altri classici, si è fatto di quei personaggi. La guerra di Troia, l’evento e mito di fondazione della civiltà occidentale, si rivela e rivela l’assurdità della guerra che è pura follia.
A lato, in tutto questo, in pochissime pagine, una bruciante storia d’amore. Sì, perché accanto ai troiani e greci famosi tra cui Troilo - noto solo in quanto fratello di Ettore e Paride - giganteggia lei, Cressida, destinata a uscire rapidamente di scena. Il loro amore è in realtà, nella sua brevità, poche pagine, venti minuti di scena in tutto, il cuore di questa tragicommedia in cui brucia la vicenda dei due giovani, rovinata dalle ragioni stesse che hanno generato la guerra.
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