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Vendemmia: numeri buoni nonostante l’effetto clima

Andrea Zaghi domenica 29 settembre 2024
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iù dello scorso anno, notevolmente meno
dell’ultimo quinquennio, ma comunque di buona e forse anche ottima qualità. È questo il giudizio del mondo del vino sulla vendemmia 2024 che sta arrivando alle battute finali dopo essere iniziata in agosto. Sorrisi a denti stretti, dunque, per i produttori che, tra l’altro, proprio in questi giorni hanno dovuto registrare il tracollo di uno dei mercati più ricchi come quello degli USA. A conti fatti, le stime per il 2024 parlano di una vendemmia che arriverà a circa 41 milioni di ettolitri: +7% rispetto al 2023. Lo dicono le previsioni ufficiali dell’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini (Uiv) che precisano subito come il raccolto 2024 rimanga inferiore del 12,8% alle medie degli ultimi 5 anni. In questo modo si è ancora distanti dall’obiettivo ottimale indicato dai vitivinicoltori fissato a 43-45 milioni di ettolitri. Alla base di tutto, come ormai di consueto, è il clima. Anche se, viene subito precisato, il clima bizzoso non dovrebbe ostacolare una qualità buona “con diverse punte ottime”. Nel dettaglio, poi, i tecnici fotografano una sostanziale tenuta al Nord (+0,6%) accompagnata da una ripresa importante nel Centro (+29,1%) e da un incremento contenuto nel Sud (+15,5%). Quello del clima, d’altra parte, è un po’ il cruccio di tutta Europa. Sempre Ismea, Uiv e Assoenologi, infatti, fanno notare come l’impatto del cambiamento climatico sul settore abbia pesato un po’ dappertutto. In Francia la vendemmia è scesa del 18% circa, in Germania del 2 e in Portogallo dell’8%; solo in Spagna il raccolto è salito straordinariamente del 20%. Per tutti, clima e consumi continuano ad essere i due elementi da tenere sotto osservazione. I tecnici usano un’espressione significativa: il settore vive un «momento di forte complessità su scala globale. Cambiano i modelli di consumo, crescono le difficoltà congiunturali e quelle generate dai cambiamenti climatici». Una fase nella quale, va detto, «l’Italia sta dimostrando più anticorpi dei competitor, a partire dalla Francia». Certo, alla fine a comandare sono i mercati. In Italia è stato segnato un lieve calo, nel mondo le vendite di nostri vini fanno registrare «segnali positivi che non bastano a bilanciare le perdite interne». Con sorprese dell’ultima ora che fanno pensare: secondo Uiv in otto mesi le vendite di vini italiani negli USA sono scese del -5,7% in volume e del -4,4% in valore. © riproduzione riservata