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Van Veldhoven svela la complessità della grande Passione secondo Bach

Andrea Milanesi domenica 20 marzo 2005
Nel suo breve e illuminante saggio intitolato Testimonianza per Mozart, il teologo Han Urs von Balthasar ha affermato: «Di fronte alla musica di Beethoven noi sentiamo anche tutte le gocce di sudore che essa è costata al suo inventore. Di fronte a quella di Bach noi percepiamo sempre l'imponenza ciclopica dei volumi e delle architetture'». Al cospetto di capolavori come le Passioni, gli Oratori o le Cantate di Johann Sebastian Bach è proprio una dimensione di infinita maestosità a imporsi innanzitutto; un senso di vertigine causato da spazi sconfinati e monumentali proporzioni che si aprono su melodie sublimi, coinvolgenti e commoventi, nelle quali riecheggia l'inesauribile sperdutezza che risiede nell'animo di ogni essere umano. La pregevole edizione discografica della Passione secondo Giovanni realizzata da Jos van Veldhoven e dalla Netherlands Bach Society (2 due superaudiocd pubblicati da Channell e distribuiti da Jupiter) brilla in tal senso come una delle letture più riuscite e illuminanti degli ultimi tempi. Con l'intento di recuperare la cifra maggiormente raccolta e meno spettacolarmente «romantica» dei lavori sacri del Thomaskantor di Lipsia, il direttore olandese ha optato per un'interpretazione vocale a parti reali (in cui, cioè, sono solo gli stessi otto cantanti solisti a comporre l'organico dei due cori previsti) resa ancora più scarna ed essenziale dall'asciutto accompagnamento sonoro degli strumenti antichi. Assecondando con una regia quasi teatrale il ritmo incalzante degli eventi che scandiscono il dramma della passione e morte di Gesù: dalla cattura nell'orto del Getsemani alla sepoltura, passando per gli interrogatori davanti al Sinedrio e a Pilato, la flagellazione, la condanna e la crocifissione. Ma soprattutto svelando la complessa identità di una partitura che è a un tempo imponente e miracolosa, problematica e splendidamente compiuta, sintesi emblematica di un'intera epoca e audace ponte gettato verso il futuro; di un'opera trascendentale, che oltrepassa qualsiasi barriera di genere compositivo, forma musicale e ambito stilistico per armonizzare con estrema coerenza espressione artistica, dimensione liturgica e l'intima, personale domanda di verità di chiunque le si ponga di fronte, attonito spettatore.