Uno sguardo nuovo per vedere la vera Africa
Tutto si gioca nello sguardo e dunque negli occhi degli abitanti di questa strana terra. Come l'Africa, e cioè gli africani, “sguardano” sé stessi e il continente dal quale e nel quale sono ospitati. Ma anche il modo col quale sono essi stessi “sguardati” dagli altri. I due sguardi si incontrano, si scoprono e si influenzano a vicenda perché lo sguardo dell'altro segna anche il modo con cui ci si “sguarda”. Il miserabilismo pseudo-umanitario di matrice neocoloniale, le conseguenze nefaste della schiavitù mai passata di moda e le rinnovate strategie di sfruttamento delle risorse, esportano uno sguardo che perpetua la subalternità del continente. In questa ottica potremmo appunto tentare di leggere i vertici ormai diventati una routine. Cina-Africa, Francia-Africa, Usa-Africa, India-Africa, Europa-Africa, Italia-Africa nel 2016 e per completare il tutto, il recente Russia-Africa. Si tratta della sottomissione accettata e financo vissuta con riconoscenza dai capi di Stato africani che non vedono l'ambiguità dello sguardo tra un Grande eletto e un intero Continente. Viaggiano, sperano nei miracoli degli aiuti che risolleveranno le sorti dei Paesi che rappresentano e, in particolare, mettono le basi per futuri contratti bilaterali di intervento per infrastrutture, risorse e soprattutto armi. Le chiamano cooperazioni, partenariati, assistenze tecniche, consulenze militari e prestiti a tassi ridotti con eventuali e non escludibili soldi freschi per gli stessi presidenti nella firma dei contratti.
Non ha completamente torto il dottor Abdoul Karim Saidou, ricercatore nel Burkina Faso, che, in un breve commento del vertice Russia-Africa, rileva che anche quest'ultimo incontro è «il riflesso di un'Africa senza riferimenti, visioni e oggetto minabile della storia». Parole forti di un figlio di questa terra, erede del cammino di emancipazione che nasce dallo sguardo che ha portato, nel suo stesso Paese, a scelte politiche di un certo Thomas Sankara. Le malattie degli occhi sono ciò di cui facciamo esperienza quotidiana perché manca l'educazione dello sguardo alla lettura “onesta” della realtà. Le ideologie e persino le religioni offrono ai loro clienti o aderenti gli occhiali con cui leggere la realtà e dunque in essa si vede solo ciò che l'ideologia detta. Questa è la più grave e incurabile delle cecità. Non si vede più il reale, ma una caricatura ideologizzata dello stesso. Non si vedono più i poveri, gli indigenti o le persone vulnerabili e non si vedono più gli altri come umani fatti della stessa sabbia, i cittadini portatori di dignità e i migranti assetati di futuro. Gli occhi vedranno parassiti, oggetti di assistenza, pretesti per progetti di sviluppo senza equità, concorrenti, nemici o criminali da circoscrivere. Solo uno sguardo rinnovato e pulito dalle lacrime saprà mettersi all'ascolto della realtà per cambiarla. Proprio così dunque, la vista anzitutto.
Niamey, ottobre 2019