Unità dei cristiani, certo E cammino fraterno di tutti
Come leggere il Vangelo, del resto, senza le Dieci Parole? Come capire Filippesi 2 senza le pagine del Servo Sofferente in Isaia? E ricordi quel Papa che nel gennaio del 1959 annunciò il Concilio. È lo stesso che cancellò la millenaria offesa a quel popolo che poi proprio un suo successore ha proclamato «fratelli maggiori»! Senza memoria comune non c'è presente vivibile. È lezione di Paolo, che conosceva la tradizione ebraica: «I doni e la promessa di Dio sono senza pentimento».
Un pentimento tutto nostro, se e quando constatiamo che il passato non è stato ciò che con quell'«Ut Unum Sint» poteva essere, e pensiamo che ora quella unità dice tante cose anche per un presente difficile: tutti fratelli che arrivano alla nostra coscienza! Lontani che poi costretti da violenze e dolori si fanno vicini: ut unum sint, dice Chiesa, ma innanzitutto dice umanità, dice accoglienza, dice noi in uscita e «porte aperte» per chi bussa. Che tristezza leggere parole di chiusura e rifiuto da chi si crede cristiano, ma così dimostra di non esserlo più, posto che lo sia mai stato.