UNA SERA, ALLA RINASCENTE
La seguii, recalcitrante. Alla Rinascente non si riusciva a camminare. Esitai sulla soglia, ma Caterina mi prese per mano e mi portò dentro. Come una giostra: luci, Silent Night, Babbi Natale ovunque. Mia figlia si provò sei vestiti rossi. Poi, insoddisfatta, costrinse me a provare qualcosa, scelto da lei. Mi specchiai. «Sembro la befana», protestai debolmente. E: «Voglio uscire», implorai.
Sulle scale mobili lei davanti a me, i lunghi capelli sciolti sulle spalle. Mi accorsi di quanta allegria mi aveva dato mia figlia, portandomi con sé nella sua frenesia adolescente. E quanto mi ero divertita a provare, sbuffando, mentre lei mi guardava e rideva. La sua figura esile che camminava agile, e fulmineo un pensiero: «Cosa deve essere, perdere una figlia di 15 anni». Quando è un fiore.
Ho pensato a mia madre, che aveva perso mia sorella di quell'età. Allora nel metrò affollato, fino a casa, ho ripetuto fra me solo, semplicemente «grazie». Grazie di avermela data, grazie perché c'è.