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Una ricetta che non è del Papa e un modo di guardare la clessidra

Guido Mocellin mercoledì 3 gennaio 2018
A volte ritornano. Parlo dei "commoventi auguri di Papa Francesco" che a cavallo tra il 2015 e il 2016 passarono velocemente di smartphone in smartphone malgrado fosse dichiarata, da più fonti (compresa questa rubrica) e per varie vie, la loro natura "fake", falsa: non erano di Papa Francesco e a dirla tutta non erano neanche auguri, bensì una lunga e abbastanza ridondante ricetta di un autore brasiliano su come essere felici (correttamente attribuiti, eccoli integrali nella miniera di Qumran.net tinyurl.com/ycldjwkz ). Mi segnala Chiara Bertoglio che non solo circolano anche in questo passaggio d'anno, ma persino che qualche liturgia li ha fatti propri credendoli originali. Non citerò un sito parrocchiale, facilmente raggiunto tramite Google, che mette nero su bianco la propria ingenuità, ma garantisco che esiste.
Del resto, quello della felicità è "il" tema di ogni passaggio d'anno, il prisma attraverso il quale guardiamo, non troppo consolati, indietro, all'anno appena trascorso, e, pieni di attese, avanti, all'anno che viene. Questi sono i giorni in cui ci chiediamo con più insistenza come ottenerla: rivolgiamo la domanda agli oroscopi, figurarsi se non ci aspettiamo una risposta dagli uomini di fede. Ecco la strada semplice ma stretta che ha proposto il vescovo di Bologna monsignor Zuppi, nella sua omelia per il Te Deum di fine anno ( tinyurl.com/ycpwltjt ): «La felicità, che tutti cerchiamo, richiede di limitare alcune necessità che ci stordiscono, scoprendo le vere possibilità che offre la vita. E così capendola di più. Ecco perché oggi ringraziamo, liberi dal vittimismo e dalle lamentele». E per ridirlo è andato a prestito da un Te Deum del predecessore cardinale Caffarra, da poco scomparso, che introduceva così a Gal 4,4: «Ci sono due modi di guardare la clessidra. Guardare i granellini di sabbia che lentamente, ma ininterrottamente, scendono fino a vuotare la parte superiore. Oppure guardare la parte inferiore che va gradualmente riempendosi, fino alla pienezza».