Una ricetta che non è del Papa e un modo di guardare la clessidra
Del resto, quello della felicità è "il" tema di ogni passaggio d'anno, il prisma attraverso il quale guardiamo, non troppo consolati, indietro, all'anno appena trascorso, e, pieni di attese, avanti, all'anno che viene. Questi sono i giorni in cui ci chiediamo con più insistenza come ottenerla: rivolgiamo la domanda agli oroscopi, figurarsi se non ci aspettiamo una risposta dagli uomini di fede. Ecco la strada semplice ma stretta che ha proposto il vescovo di Bologna monsignor Zuppi, nella sua omelia per il Te Deum di fine anno ( tinyurl.com/ycpwltjt ): «La felicità, che tutti cerchiamo, richiede di limitare alcune necessità che ci stordiscono, scoprendo le vere possibilità che offre la vita. E così capendola di più. Ecco perché oggi ringraziamo, liberi dal vittimismo e dalle lamentele». E per ridirlo è andato a prestito da un Te Deum del predecessore cardinale Caffarra, da poco scomparso, che introduceva così a Gal 4,4: «Ci sono due modi di guardare la clessidra. Guardare i granellini di sabbia che lentamente, ma ininterrottamente, scendono fino a vuotare la parte superiore. Oppure guardare la parte inferiore che va gradualmente riempendosi, fino alla pienezza».