Nella drammatica congerie della pandemia, c'è una buona notizia che riguarda le Pubbliche Amministrazioni. Dopo una lunga fase storica di riduzione degli organici, la crisi sanitaria ha reso necessario lanciare una massiccia campagna di assunzioni, consentita dalla (temporanea) sospensione dei vincoli di bilancio europei. In realtà si tratta dell'accelerazione di un fenomeno che aveva già avuto inizio nel 2019 grazie all'allentamento del blocco del turnover, la "gabbia" che aveva ingessato per molti anni gli organici pubblici. Ma con il flusso di assunzioni in corso, possiamo affermare senza tema di smentita che finalmente la carriera pubblica sta tornano ad essere un'opportunità disponibile per i giovani italiani. La Ragioneria generale dello Stato fornisce due dati interessanti sul tema: tra il 2008 e il 2018 il numero di dipendenti pubblici è diminuito – a parità di enti – di quasi 300 mila unità, pari all'8,3 per cento, e nello stesso periodo l'età media dei dipendenti pubblici è aumentata rapidamente superando quota 50 anni. Il consistente dimagrimento degli organici pubblici, dunque, è avvenuto a prezzo di un "gap generazionale" molto profondo. Si tratta di un'anomalia italiana, che non ha pari in Europa: l'OCSE rileva che nelle amministrazioni centrali i dipendenti di età compresa tra i 18 e 34 anni sono pari al 21% in Francia e al 30% in Germania, contro il 2% del nostro Paese. Le conseguenze in termini di mancato rinnovamento delle competenze, di deficit digitale delle Pubbliche Amministrazioni e di scarsa produttività sono quotidianamente evidenti ad ogni cittadino italiano. Ora si apre una finestra preziosa per il rinnovamento della PA, ancor più preziosa perché limitata nel tempo: è forte il rischio che la finestra si richiuda, infatti, non appena verranno "ripristinati" i vincoli europei sul nostro bilancio pubblico. Per sfruttarla al meglio attraendo giovani talenti motivati, sarebbe necessario realizzare finalmente quella rivoluzione dei processi produttivi e dei percorsi di carriera che (a parole) la politica insegue da decenni: retribuzioni più flessibili con quote variabili legate al merito, misurazione reale dei risultati individuali, sistema di accesso agli incarichi dirigenziali fondato non più soltanto sull'anzianità ma sulle competenze e sulla qualità delle performances. Per l'eterogenesi dei fini, la pandemia potrebbe costringerci a costruire una PA "nuova". Restituendo ai giovani italiani la possibilità di scommettere sul pubblico, sognando una carriera da "civil servant". Nella speranza che, una volta riusciti ad entrare, non debbano pentirsi della scelta.
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