UNA NOTTE DI MARZO
Mi sono seduta e le ho preso una mano. Come si era spezzata la nostra famiglia, e quanto male ci eravamo fatte. Io però, diventata madre, avevo capito, ero riuscita a tornarle accanto. Nel silenzio ora percepivo un treno lontano. Delle campane battevano le ore. E quel respiro, l'ultima battaglia.
La morte fu gentile con lei. Se ne andò nel sonno. Restai a lungo a guardarla: non potendo credere morta, la madre che mi aveva partorita. Mi sentivo sradicata. Ma nella notte di marzo, uscendo, percepii un profumo diverso nell'aria. Primavera, pensai, e quel fiato tenero mi sembrò crudele.
A casa dormivano i due maschi, adolescenti, e la bambina. Cosa sarebbe questa notte se voi non ci foste, pensai. E solo la gratitudine di avere dei figli leniva un poco il lutto, come un balsamo naturale e pietoso.