Una mezz'ora di second screen a proposito di Maria di Nazaret
Ma il second screen è una pratica sempre più spesso incoraggiata dai salotti televisivi, e anche “Quante storie” non è da meno. Mi viene così la curiosità di leggere, sulla pagina Facebook del programma, i commenti postati da chi come me ha seguito la puntata su Maria di Nazaret (ne conto un centinaio, in gran parte scritti al momento), e ne traggo una grande tristezza. I più danno sfogo a banali pregiudizi sui credenti, assimilati ai creduloni, e a luoghi comuni anticlericali; pochi benevoli concedono qualcosa alla figura di Maria descritta dai Vangeli ma comunque respingono anche solo la possibilità di una sua maternità divina; pochissimi si dicono cristiani e se lo fanno è per polemizzare a loro volta. L'interlocuzione con i contenuti richiamati durante la trasmissione è marginale, l'autorevolezza dell'ospite misconosciuta, anche a motivo della sua appartenenza ecclesiale. Non vedo l'ora di tornarmene nella mia echo-chamber, che francamente ha finestre più grandi.