Il 2016 appena concluso è stato un trionfo (+15,8% di immatricolazioni rispetto ai 12 mesi precedenti). Con conseguenti comunicati obesi di entusiasmo: Mercedes annuncia di aver «riconquistato la leadership tra i costruttori premium»; BMW di aver raggiunto «la più alta quota di mercato della sua storia in Italia», Audi festeggia «il miglior anno di sempre», mentre Fiat-Chrysler sottolinea che «dal 2012 non otteneva una quota così alta in Italia (28,9%)». Bene, bravi, e auguri per il bis. Poi però capita che un rapporto di Transport & Environment denunci che la distanza tra i consumi di carburante delle auto dichiarati dalle Case e quelli reali sia aumentata in maniera imbarazzante, con differenze del 42% (e addirittura del 54% per un marchio tedesco molto “leader”). Festeggiate pure dunque, ma tanto successo non meriterebbe un po' di correttezza in più?