Una Chiesa che si alimenta dell’essenzialità e della verità del Vangelo, sta lontana dalle storture del potere di questo mondo e sa piegarsi sulle ferite dell’umanità dolente: è questo il ritratto che oggi ci consegna san Carlo Borromeo. Il motto di questo gigante della fede dell’epoca della Riforma, era «Humilitas», tradotto da lui in un’azione senza sosta a favore della sua diocesi. Era nato sul Lago Maggiore nel 1538, nella Rocca dei Borromeo, nobile famiglia, che lo avviò agli studi a Pavia. A 22 anni venne creato cardinale a Roma, dove fondò un’accademia, detta delle «Notti vaticane», dedita alla “riforma dei costumi”. Prese parte al Concilio di Trento, terminato il quale, nel 1563 fu consacrato vescovo e scelto come pastore di Milano: il suo episcopato durò dal 1566 alla morte. Si trovò così a guidare una diocesi vastissima che Borromeo visitò tutta, fino agli angoli più remoti. Tra le sue priorità vi era la formazione del clero, ma anche il miglioramento delle condizioni di vita dei fedeli. Mise mano ai seminari, costruì ospedali e ospizi, facendo anche uso delle proprie ricchezze. Pose un argine alle ingerenze esterne nella vita della Chiesa e per questo fu obiettivo di un fallito attentato. Durante la peste del 1576 assistette personalmente i malati. Morì a Milano a 46 anni il 3 novembre 1584 al ritorno da una visita pastorale sul Lago Maggiore. Fu canonizzato il 1° novembre 1610 da Paolo V.
Altri santi. Santi Vitale e Agricola, martiri; beata Elena Enselmini, monaca (1208-1242).
Letture. Romano. Rm 11,1-2.11-12.25-29; Sal 93; Lc 14,1.7-11.
Ambrosiano. 1Gv 3, 13-16; Sal 22 (23); Ef 4, 1b-7. 11-13; Gv 10, 11-15.
Bizantino. 2Cor 8,1-5; Lc 9,1-6.
t.me/santoavvenire