«Ora vedevo chiaramente la bontà delle sue osservazioni (…), e decisi che come un vero figliol prodigo pentito, sarei tornato a casa da mio padre».Il giovane Robinson Crusoe si è imbarcato, seguendo il suo sogno di avventurarsi per mare. Ora, marinaio di primo pelo, terrorizzato dalla tempesta, si pente amaramente della disobbedienza al divieto del Padre, e giura che appena salvo tornerà a casa. Non lo farà. Passato lo spavento, riparte verso il mare e l'ignoto. Vince il suo istinto di imbarcarsi, rinunciando al benessere e alla sicurezza, sul divieto paterno, tassativo, assoluto. Tu non devi partire, il mare è nemico. È quindi costretto a fuggire, senza poter salutare i genitori, il che rende la sua una partenza per mare irrituale, non "salutata". Per questo Robinson attribuirà ogni rovescio, fino al naufragio sull'isola sconosciuta, alla sua disobbedienza al padre. Il rimorso lo perseguita. Ma conosciamo la storia. Robinson rivive tutte le fasi della civiltà umana, tornerà al mondo maturato, fatto uomo, quando avrà compiuto l'esperienza dura ma straordinaria che il destino gli riservava. Non è unfigliol prodigo, ma un vero figlio, che trova la sua strada. Non sempre le parole della tradizione e dell'autorità indicano la retta via. Che ètracciata nel nostro cuore.