«D
ice il Levitico: non scoprirai la nudità della moglie di tuo fratello. È la nudità di tuo fratello». Le parole soffiate dall'ombra magra arrivano in faccia al Tetrarca come uno schiaffo. Le invettive che Giovanni lancia contro la poca fede dei giudei lo annoiano. Ma l'attacco a lui, alla sua donna è un velo bruciante. «E dunque cosa prevedi, Giovanni?» lo ha interrotto. «Il regno dei cieli è vicino» dice l'uomo con occhi indefinibili. Erode si alza per osservarlo meglio, a un passo. Lo incuriosisce. A che serve questo profeta? Vorrebbe che Giovanni desse almeno qualche luce alla stanchezza che lo tormenta. Può forse chiedergli come tornare ad essere il giovane Antipa che irridendo a ogni legge di chissà che Dio possedeva la splendida moglie del fratello davanti al fantastico panorama di Roma. Dove trovare ancora forze così tremende, assolute, felici? Ma quello tace, perfetto nel suo Dio. Si accomiatano, ma prima Erode si avvicina. E con un improvviso abbraccio quasi da amante lo attira addosso al suo petto vestito di seta. E gli bisbiglia all'orecchio come in un bacio: «Non ti ucciderò, per ora, anche se continui a gridare come una cammella in amore. Sappi che ascolto la tua voce da lontano, anche da molto lontano». E nemmeno lui sa più se questa è una minaccia o una preghiera.