Un solo carro armato: messaggio da Mosca
moltitudine. 8.000 uomini che sfilano sono tantissimi. E, solo fra i russi, ne sarebbero morti centomila? Quest’anno non ci sono i parenti dei caduti con la foto del padre o del nonno sacrificato alla Patria. Forse perché oggi le facce su quelle foto sarebbero di ragazzi? Dalla tribuna sorride pacatamente solo Putin. I venerandi canuti generali accanto a lui, il petto grondante di medaglie, paiono pensierosi. Sorride davvero solo un bambino cui qualcuno ha messo in testa un cappello da generale: avrà sette anni e sorride, lui che non sa niente. Arriva infine, sotto al sole di maggio nella Piazza Rossa, il carro armato solitario. Ma, mi ha spiegato un amico, non è un tank di oggi: è un T-34, prodotto in Urss da inizio anni ’40. Un pezzo da museo. Glorioso però, giacché i T-34 sono i tank che vennero schierati nella battaglia di Kursk, 1943: quando le poderose forse del Terzo Reich per la prima volta vennero massicciamente respinte dall’Armata Rossa. E dunque il tank solitario che sfila a Mosca nel 2023 non porta un messaggio? Come dicesse: abbiamo vinto i nazisti, vinceremo ancora. In questa “guerra” - Putin pronuncia per la prima volta la parola – che tutti, secondo lui, abbiamo dichiarato alla Russia. Quel T-34, solo. Eppure, continuo a pensarci con inquietudine. Dice qualcosa, quel rugginoso arnese cigolante: la guerra scompare per decenni dalla nostra storia, come un fiume carsico, e poi torna, di nuovo, a cercarci. Che ne sapevano di trincee i bambini nati attorno al Duemila nella Russia post Gorbaciov? I T-34 li avevano visti solo in un museo. Sono 8.000 soldati in piazza, il 9 maggio a Mosca, e mi sembrano una schiera infinita. Ma se potessimo vedere i centomila che non sono tornati? Un’altra sfilata percorre, invisibile, la Piazza Rossa. Quei bambini del Duemila. Come se la guerra non finisse mai. © riproduzione riservata