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Un sollievo per gli ordini religiosi

Vittorio Spinelli giovedì 31 luglio 2008
Si lavora nelle aule parlamentari per modificare la proposta di inserire fra i requisiti per riscuotere l'assegno sociale (65 anni di età, reddito modesto, residenza in Italia) anche l'aver lavorato per almeno dieci anni. La modifica sarà espressamente indirizzata, come era nelle prime intenzioni, solo agli extracomunitari, al solo scopo di evitare possibili abusi nel riconoscimento dell'assegno sociale agli immigrati anziani, a causa della massa delle ricongiunzioni dei nuclei familiari.
Anche gli Ordini e le Congregazioni religiose sono state direttamente coinvolte in questa disastrosa novità, in grado di azzerare una provvidenza insostituibile per il sostentamento dei monaci e delle suore in età anziana. Nella prima stesura della legge, era previsto lo svolgimento di un'attività lavorativa regolarmente assicurata con contributi versati ad un istituto di previdenza obbligatoria (Inps, Inpdap, Cassa professionale) e con un reddito almeno pari a quello dello stesso assegno sociale (oggi 5.142,67 euro l'anno). Salvo casi particolari, si tratta di requisiti estranei alla vita dei conventi e dei monasteri, tali da rendere sostanzialmente impossibile ottenere l'assegno dall'Inps. A subire il taglio assoluto della provvidenza sarebbero stati i monaci e le suore che compiranno i 65 anni a partire dal mese di gennaio 2009 in poi.
È bene chiarire che qualsiasi modifica alle regole in corso non tocca gli assegni sociali già riconosciuti e in pagamento né i nuovi assegni che matureranno fino al prossimo mese di dicembre. Sono fuori anche le vecchie pensioni sociali riconosciute entro il 1995. Per bilanciare la nuova restrizione, il Governo intende in ogni caso rimodellare le tutele e i sussidi assistenziali, con una particolare attenzione alla povertà assoluta, ma all'interno di un binomio «opportunità-responsabilità».
Questo obiettivo non considera un dato sotto gli occhi di tutti: le innumerevoli attività di carattere spirituale, educativo, artistico e sociale, svolte dagli Ordini religiosi attraverso strutture proprie e che comportano una forte incidenza positiva a favore di singoli, di famiglie, dell'intera collettività nazionale. Un apporto di valori e di attività, la cui valutazione in termini economici sarebbe fuori scala, ma sufficiente per sottrarre dai tagli le strutture religiose.
La vicenda dell'assegno, che ha messo in fibrillazione i responsabili di conventi e monasteri, può essere visto anche sotto un'altra luce. Un'occasione per riflettere sulla organizzazione delle strutture religiose. Se il riconoscimento dell'assegno fosse stato realmente collegato a un'attività lavorativa precedente la professione religiosa, gli Ordini e le Congregazioni sarebbero stati tutti in grado di valutare gli effetti concreti al proprio interno? E di quanti monaci o suore sono state registrate notizie sulla loro posizione nella precedente vita civile, lavori, contributi Inps, Inpdap, lauree, diplomi, riscatti ecc.?