Un sogno, o piuttosto un incubo: nelle chiese si vietano i cellulari
Ho creduto allora che fosse un sistema drastico per scongiurare che qualche suoneria dimenticata accesa squillasse durante la liturgia, ma un avviso posto nella bacheca accanto all'acquasantiera e due chiacchiere con il vicino di banco mi hanno schiarito le idee. Tutto era nato da quando, a motivo di vari casi finiti sui giornali, era diventata una moda postare in Rete riprese di qualche Messa e così esporre i celebranti, gli altri ministri e i ministranti e persino il coro alle più varie censure: chi ne criticava il rigorismo, chi il lassismo, chi la cultura biblica, chi la fedeltà alle rubriche, chi lo sfarzo degli arredi e delle suppellettili, chi la modestia dei paramenti, chi l'esecuzione dei canti... Allora quasi ogni vescovo aveva disposto in tutte le chiese della propria diocesi il divieto di filmare la Messa senza una sua espressa autorizzazione, ma per scongiurare il rischio che qualcuno contravvenisse alla norma l'unico sistema era – come a scuola o in occasione dei concorsi pubblici – obbligare i fedeli alla consegna del proprio smartphone.
È stato solo un sogno (in effetti, un incubo). Anche in questo caso, come in quello recente di Torino già commentato in questa rubrica, l'autore si è reso conto di aver messo in difficoltà il sacerdote e ha rimosso il video. Ha fatto bene.