Un Sms contro l'agropirateria
al numero della fascetta di Stato e, in tempo reale (via sms oppure web), si potranno ricevere la conferma sull'autenticità del prodotto, l'origine e tante altre indicazioni sul vino e sull'azienda. Tutto anche prima dell'acquisto della bottiglia stessa. L'agricoltura dello Stivale riuscirà anche attraverso gli sms a ritrovare vigore commerciale? Ovviamente è ancora presto per dirlo. Intanto però, la cronaca agricola di questi giorni ci porta altri elementi di valutazione.
Da una parte, infatti, Bruxelles ha promosso al rango di Dop e Igp altri quattro prodotti alimentari italiani. Un altro successo che ha spinto le organizzazioni agricole di casa nostra ad affermare che l'agricoltura mediterranea rimane quella vincente. In effetti parrebbe così, visto che l'Italia arriva adesso a 159 prodotti con denominazione d'origine o indicazione geografica protette, a cui si aggiunge la Specialità tradizionale garantita (Stg) della mozzarella. Siamo cioè primi in classifica, seguiti dalla Francia (152) e dalla Spagna (105). In altre parole, l'Italia, nella corsa alla qualità, non è dietro a nessuno, ed è un bene. D'altro canto però, il nostro sistema agroalimentare sconta ancora tutti i problemi del passato oltre che gli effetti del clima e della politica agricola comune non sempre favorevole. Per capire meglio, guardare agli ultimissimi dati sull'annata 2006 resi noti proprio questa settimana da Ismea nel suo Outlook Inverno 2007. Stando ai calcoli dell'Istituto per i servizi ai mercati agricoli, il valore aggiunto del settore agricolo nel 2006 dovrebbe essere diminuito del 3,5%, la produzione totale anche, quella vegetale del 4,2% e quella zootecnica del 2%. Un tracollo finale derivato da 12 mesi vissuti sull'ottovolante con produzione e valore aggiunto che - per ogni trimestre perso in considerazione - salivano e scendevano con tassi a due cifre. Alla base le cause appena elencate: il clima, le riforme delle Organizzazione comuni di mercato (come quella dello zucchero), i mutamenti della domanda.
Rimane, tuttavia, il dato di fondo: la nostra agricoltura ci è invidiata da tutto il mondo. Dobbiamo essere ancora più capaci di sfruttare questa condizione.