Che eredità lascia una canzone alla nostra vita? Eh, dipende. E da tante cose, in verità. Però potrebbe bastare accogliere più spesso nel cuore certe canzoni minime, di carattere schivo, per capire quanto profondamente anche una canzone possa regalarci squarci di senso; se non d'infinito. Magari pure se parla di faccende anch'esse minime, e di solito nascoste alla vista: tipo un seme. È che bisognerebbe ascoltarle di più, le canzoni che schivano ogni fanfara; fanno bene all'anima, la ristorano come un balsamo profumato. Capita spesso, ad esempio, con quelle di Erica Boschiero. «Ogni scendere di sole è accompagnato da parole silenziose di commiato, di chi ne riconosce ancora la sacralità... Ogni scorrere di tempo è ricamato su tela grezza di terra e fiato: a disegnare la traiettoria per l'eternità, celata in ogni foglia che cadrà... Il tempo che conosco era protetto da terra fredda e buio benedetto: che nulla contraddice il primo assunto, il seme resta in terra finché è inverno... Perché intuire il cielo non è poco! Percepire il caldo di quel primo raggio, spinger fuori una radice con coraggio, poi morire... E dare vita un po' più in là. Un seme solo questo, in fondo, fa...».