Tutti insieme appassionatamente per difendere non il buon mangiare, ma l'agricoltura. È il senso dell'edizione 2010 del Salone del Gusto di Torino. Un evento che raccoglie nel capoluogo piemontese migliaia di persone, che tesse le lodi di un comparto importante per l'economia, ma che, soprattutto, deve far pensare. Partiamo da alcuni punti fermi. Partiamo, per esempio, dalla nuova futura Politica agricola comune (Pac). Per il Commissario Ue al settore, Dacian Ciolos, la nuova Pac dovrà riuscire a valorizzare anche il ruolo sociale dell' agricoltura. È un compito di non poco conto. L'obiettivo, stando alle parole di Ciolos, è quello di «attuare misure differenziate, tenendo conto delle diverse possibilità espressione di questo mercato. In primo luogo i nostri sforzi devono essere tesi a far sì che gli agricoltori possano vivere del loro lavoro commercializzando i loro prodotti, innanzitutto sui loro mercati». La parola d'ordine per raggiungere questo traguardo, per Ciolos pare essere "trasparenza". Intenti e buoni proposti che sembrano essere stati condivisi anche dal Ministro dell'Agricoltura Giancarlo Galan che ha spiegato come sia arrivato il momento di rivedere gli obiettivi tradizionali della Pac e di darle una maggiore semplificazione per creare occupazione e più reddito. In questo caso, sono altre le parole d'ordine che si aggiungono, come "semplificazione" che obbligatoriamente porterà ad una maggiore "competitività". Solo in questo modo, secondo Galan " ma come lui la pensano molti altri e con ragione ", l'agricoltura sarà in grado di creare occupazione e sviluppare una produzione sostenibile sotto il profilo sociale e ambientale.
Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e patron del Salone, parlando a una foltissima platea nel giorno dell'inaugurazione, ha insistito poi sul fatto che «il cibo buono non è roba da circo Barnum». Da qui una richiesta: «Facciamo meno spettacolo e più informazione, meno consumi sfrenati e più educazione». Lo stesso Petrini, poi, si è detto stupito dell'incapacità della politica di riconoscere nell'agricoltura una fonte eccezionale di lavoro e di quanto, quindi, debba essere tenuta in considerazione, soprattutto pensando a determinate categorie della popolazione come i giovani. «Prezzi giusti» e «qualità», appaiono essere le parole d'ordine di Petrini, i concetti guida attraverso i quali ricominciare a parlare di agricoltura in maniera seria.
Tutto vero e tutto giusto. Poi, naturalmente, ci sono la pratica e la politica quotidiane. Senza contare le speculazioni internazionali sulle commodities e sulla pelle dei contadini poveri, le lotte fratricide fra organizzazioni agricole di colore diverso, le frodi sui prodotti più ricercati e venduti, le manifestazioni di piazza, le incomprensioni all'interno delle singole filiere produttive. C'è da chiedersi, allora, se le speranze e le promesse fatte all' interno del Salone non rappresentino solamente un'utopia che rimarrà tale ancora per molto tempo. Vogliamo pensare che non sia così.