Un bel racconto di Raymond Carver si intitola “Una cosa piccola, ma buona”. È la storia di un bambino che viene investito da un’auto nel giorno del suo compleanno, di due genitori spaesati davanti al proprio dolore, di un pasticcere che lavora sedici ore al giorno per preparare torte di compleanno. È la storia di un equivoco che racconta la vita nella sua spietata ineluttabilità e si conclude con un gesto di perdono, vicinanza, tenerezza, affetto. Domenica, allo stadio Friuli di Udine, è andata in scena una cosa piccola, ma non buona per nulla. La Lega calcio aveva predisposto un minuto di silenzio su tutti i campi per ricordare la scomparsa di un calciatore che non è stato un campione assoluto, Antonio “Totonno” Juliano, ma che è stato capace di segnare la storia di Napoli e che, dopo aver smesso i panni del capitano della squadra, fu decisivo nella trattativa che portò Diego Armando Maradona sotto al Vesuvio. Durante il minuto di silenzio, tuttavia, sui maxischermi dello stadio è comparsa per errore una grande fotografia di Paolo Pulici, altro eroe, questa volta granata, che portò il Torino allo Scudetto del 1976, ma che è vivo, vegeto e da splendido 73enne ancora allena i bambini nella scuola calcio che porta il suo nome. Come se non bastasse, commentando l’errore, alcuni siti hanno fatto una gaffe nella gaffe, confondendo Paolo Pulici con Felice Pulici, ex portiere della Lazio, scomparso invece nel 2018. Sbagliare è umano, certo. Qualche volta però sbagliare è conseguenza di una certa sciatteria che sta pervadendo la nostra società, non solo il calcio. Perché, pur arrivate le doverose scuse dell’Udinese, è evidente che basta pochissimo, potremmo dire una ricerca di pochi secondi su internet, per non commettere un errore grossolano, facilissimo da evitare e che non ha onorato la memoria di Antonio Juliano. Basta davvero poco, talvolta, per fare le cose bene, per non aggregarsi alla schiera del pressapochismo, della superficialità, del fastidiosamente banale. Questo errore, andato in scena di fronte a migliaia di tifosi sugli spalti, sarà stato accolto con un sorriso, tanto dal povero Totonno Juliano, quanto da Paolo Pulici, che fra i suoi trofei potrà metterci anche quello di aver assistito da vivo al minuto di silenzio in suo onore. Certo, possiamo accogliere con un sorriso e i protagonisti, naturalmente, accetteranno le scuse, ma ciò non toglie che anche questa vicenda fa pensare a quante volte piccoli errori invisibili generano problemi facilmente evitabili fin dall’inizio. La capacità di svolgere il lavoro che ci è assegnato con attenzione, con senso del rispetto per ciò che si sta facendo, con la volontà di controllare una volta in più si sta un po’ smarrendo e, naturalmente, non solo nello sport. La velocità esasperata non sempre è amica della qualità, diciamo così. Forse anche da questo piccolo episodio, che presto sarà dimenticato, possiamo imparare qualcosa: a rallentare un po’, per esempio, a controllare l’esecuzione del nostro compito con più attenzione, mi verrebbe dire con più affetto, come quello che il pasticciere di Carver dimostra, alla fine, in quello struggente racconto. Perché errare è umano, lo ripetiamo. Errare per sciatteria e approssimazione, un po’ meno perdonabile. Perseverare nell’errore, come noto, è invece diabolico.
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