La cosa ovvia e fondamentale (molte cose ovvie sono fondamentali) a cui però non si pensa abbastanza, è che il futuro delle nostre società nasce ora, ogni giorno, dal modo in cui trattiamo gli adolescenti e i bambini in famiglia e a scuola. Il rapporto tra quello che accade in famiglia e quello che accade a scuola è quotidiano e mette in contatto due modi di comportarsi, di parlare, di pensare, che dovrebbero essere né troppo simili né troppo diversi. I genitori sono insegnanti in famiglia e gli insegnanti sono un po' dei genitori a scuola. Soprattutto nei confronti dell'infanzia, si tratta di doveri degli adulti, più che di diritti dei bambini. Ci sono diritti quando se ne è consapevoli e si è in grado di difenderli attivamente. Ma di fronte agli inermi, ai più deboli e svantaggiati, ai bambini, agli animali, alla natura, abbiamo solo dei doveri. Chi ha potere e autorità dovrebbe vivere soprattutto di doveri e non dimenticarli. Il primo dovere degli adulti è trasmettere ai giovani l'intelligenza e la sensibilità necessaria a capire i loro doveri. Ne abbiamo anche verso il passato e il futuro: conservando la memoria degli scomparsi e prevedendo un mondo abitabile per chi nascerà. Non so ancora per quanto tempo, ma nella vita scolastica ci sono dei “mediatori oggettivi” particolarmente magnetici sia in positivo che in negativo: sono i libri. Dei libri scolastici si parla poco, solo un po' a scuola e non succede mai che vengano recensiti. Oggi sono i libri più dotati di potere e più disprezzati. Se penso ai miei libri scolastici, ancora mi rammarico di quanto poco e male furono usati. Oggi la “modernizzazione” dell'editoria scolastica a volte migliora e a volte peggiora i suoi prodotti. Per renderli più “accattivanti” li ha spesso involgariti e resi più confusi graficamente, come se le pagine di un libro dovessero entrare in competizione con schermi di computer e di cellulari. A scuola si dovrebbero fare cose che non si fanno fuori dalla scuola. È però un male che i libri scolastici siano stranamente enormi, poco maneggevoli e sembrino concepiti per somigliare il meno possibile a veri e comuni libri. Il testo scolastico somiglia piuttosto a un “antilibro” che genera più spesso estraneità che affezione alla lettura.