Un prete social avvia un blog: lo riconosciamo da come prega
Molto di più si intuisce di come questo sacerdote intende stare in Rete leggendo il particolare "Te Deum" social che ha pubblicato su Facebook a fine 2015 e ripubblicato a fine 2016. Dei molti «grazie» della prima parte sottolineo quello «per tutti i post che ho letto, alcuni gioiosi e divertenti, altri tristi, altri ancora pieni di noia o di nostalgia. Mi hanno aiutato a dialogare meglio con le persone face-to-face». Ed ecco il resto: «Ti chiedo perdono per tutti i post inutili o potenzialmente offensivi che ho scritto. Anche se li posso eliminare dalla bacheca, sicuramente avranno lasciato ferite nel cuore. Ti chiedo perdono per tutto il tempo perso a leggere le cose-degli-altri al posto di fare qualcosa-per-gli-altri. Ti chiedo perdono per tutti i giudizi leggeri o pesanti che ho fatto nello sbirciare sulle bacheche di chi mi è antipatico. Per l'anno che viene ispira tutte le mie buone intenzioni di vivere cristianamente su Fb. Fa che siano utili, o Signore, per la salvezza mia e di tutti i miei "amici" e "amici di amici". Aiutami a sentirli "miei prossimi". Amen».
Mi piace. Perché aggiunge molto alle tante riflessioni che ci stiamo scambiando su quel che di buono possono fare i cristiani in Rete, specie a fronte del prevalere, anche intraecclesiale, di atteggiamenti aggressivi e del "discorso dell'odio". Ecco, qualcosa di buono che i cristiani possono fare anche sul web. E pregare, come "don Ros".