Siamo sull'orlo del baratro. È sufficiente un passo falso per soccombere. Un equivoco per affogare. Un fraintendimento per fallire. Basterebbe che qualche squilibrato premesse un pulsante e noi torneremmo indietro di millenni. In quanto singoli esseri umani potremmo ammalarci da un momento all'altro, perdere all'improvviso quello che avevamo messo da parte, oppure restare vittime di un incidente. E via di questo passo. Nonostante ciò viviamo come se avessimo di fronte un futuro illimitato: si tratta di una comprensibile reazione alla vulnerabilità e finitudine della nostra natura. In particolare la civiltà occidentale sembra attraversare un momento di ebbrezza, favorito anche dalla nuova sensibilità digitale. Come se tutto fosse possibile: essere giovani; diventare artisti; avere il potere e la gloria, insieme. Fatti una domanda, vai in Rete e trova la risposta. Chiedi una cosa e l'avrai. Desidera questo e l'otterrai. Sappiamo che è un'illusione ma facciamo finta che non lo sia. Quando arriva il momento della verità, purtroppo in un modo o nell'altro nessuno può evitarlo, rischiamo di finire bruciati come insetti sulla luce elettrica. Dovremmo provare a vivere «con mezzi un poco sotto al bisogno»: è un'espressione conradiana che da ragazzo m'incantava e basta. Ora la capisco molto meglio.