Di fronte allo strapotere globalizzato della tecnologia capitalistica, che ipnotizza le società di massa e non affronta problemi macroscopici come la fame in Africa e la distruzione planetaria dell'ambiente, il problema di che cosa sia oggi “alienazione” torna, merita di tornare, in primo piano. Siamo come davanti e dentro una Grande Macchina economica e tecnica che funziona per automatismi di calcolo e ignora il destino del genere umano che, pur avendola prodotta, non riesce più né a conoscerla né a dominarla. La robotica e la finanza penetrano nelle nostre vite e ci chiedono, ci impongono di ubbidire per il nostro bene, anzi per la nostra comodità e felicità. A proposito di Grande Macchina, uno dei maggiori sociologi americani, Lewis Mumford, scrisse nel 1967 che «la minoranza dominante creerà una struttura uniforme, onnicomprensiva e superplanetaria in condizione di operare autonomamente. Anziché funzionare attivamente come personalità autonoma, l'essere umano diverrà un animale passivo, privo di scopi e condizionato dalla macchina [...] a beneficio di organismi collettivi spersonalizzati». E più avanti: «se l'abilità tecnica bastasse da sola a identificare e a esprimere l'intelligenza, il genere umano sarebbe rimasto per molto tempo assai più indietro di tante altre specie» (Il mito della macchina, il Saggiatore, 2011). Oggi, dopo mezzo secolo, la “megamacchina” del capitalismo informatico, digitale, telematico, funziona tenendo in connessione ininterrotta e inarrestabile tutti e tutto nel tempo di lavoro e nel tempo libero, sequestrando le facoltà comunicative, emotive e cognitive di ognuno e modellandole secondo i suoi tempi, le sue forme, i suoi contenuti e i suoi scopi. Le tecnologie che crediamo ancora ingenuamente di dominare e di usare, ci usano e ci dominano. Questo è esattamente alienazione. L'editore Donzelli pubblica con tempestività l'antologia Scritti sull'alienazione di Karl Marx (pagine 160, euro 18,00) a cura di Marcello Musto, docente alla York University di Toronto. L'antologia spiega come non vadano distinti due Marx, quello umanistico giovanile e quello economico della maturità. Il marxismo che sembrò giustificare un secolo di mostruosi comunismi totalitari di Stato, andrebbe di nuovo usato come critica economico-filosofica, morale e sociale, del capitalismo informatico di oggi, che non sembra più avere nel mondo né alternative né avversari, se non in sparuti gruppi di ecologisti. Le tecnologie, le macchine, sono merci capitalistiche prodotte per “alienare” e asservire chi le produce e le usa. La loro distruttività sulla mente umana e sul pianeta non si fermerà finché non ne avremo piena coscienza.