Dopo le feste, secondo le statistiche, ogni italiano accumula in media due o tre chilogrammi in più. E non rimane che tornare ad una dieta che lasci maggiore spazio alle verdure. Ma anche qui, chi ama il gusto, o meglio i gusti un po" decisi, fa una certa fatica ad accettare una semplice insalata. Chi scrive, solitamente, si rifugia (idealmente) a Soncino, paese della pianura lombarda, sulla sponda destra del fiume Oglio al confine tra la provincia di Cremona e quella di Brescia. Questa è infatti la patria delle radici amare di Soncino conosciute anche come scorzamara. Il nome scientifico, Cicorum Intibus è codificato fin dal 1500, allorché venne descritto nei dipinti di Giuseppe Arcimboldi e Pietro Martire Alberti. Si tratta di ortaggio dalla forma dritta e lunga, quasi come una carota, del diametro che può variare dagli uno ai sei centimetri. Si raccoglie in autunno-inverno e a Soncino, nell"ultima domenica di ottobre, da trent"anni, la Pro Loco dedica una sagra, dove il frutto principe del paese viene bollito in grossi pentoloni. Ma almeno un giorno prima le radici vengono lasciate riposare in acqua e limone. Una volta cotte in acqua bollente, si lasciano raffreddare e si condiscono semplicemente con olio extravergine di oliva, pepe e sale. Le radici hanno un aroma amarognolo ed una consistenza tra il croccante ed il pastoso. In zona si consumano volentieri con le salamelle alla brace, mentre con l"estratto di radici viene proposto anche un tipo di decotto, che può sostituire il caffè. Sempre con l"estratto, a Soncino, preparano dolci, biscotti e torte. La dieta vorrebbe che non si abbinasse vino, ma se proprio si vuole, è consigliabile un vino bianco di buon corpo, tipo Chardonnay e Tocai. Con le carni, soprattutto quelle succulente e un poco grasse, è gradevole accostare anche una purea di radici di Soncino, verificando che la cottura sia maggiormente prolungata rispetto al piatto di radici in insalata.