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Un monumento (di sabbia) ai migranti del Sahel

padre Mauro Armanino martedì 20 dicembre 2016
Non si tratta che di una proposta che a prima vista potrebbe sembrare banale. Un monumento ai migranti e ai poveri che per nascita o per scelta si trovano nel Niger. La città di Niamey, infatti, sta cambiando volto. Oltre i due ponti sul fiume possiamo ormai contare su due cavalcavia già funzionanti e un terzo in costruzione. I crocevia sono arredati da fantasiose architetture metalliche. A ogni crocevia il suo nome e l'allusione a un particolare ambito tecnico. Tra i molti si possono citare le poste, la mutua, la ditta di elettricità e financo l'Assemblea Nazionale, tutta l'erba in un fascio che altrove sarebbe difficile realizzare impunemente. Persino l'aeroporto internazionale possiede ora un'entrata in stile moderno, a forma di onda marina. Il monumento sopracitato sarebbe il primo del genere nella capitale. Concepito dai migranti stessi sarebbe interamente finanziato e realizzato a spese dello Stato. Il motivo principale di tale doverosa opera potrebbe riassumersi nella parola "Riconoscenza".
La notizia è di oggi. L'Unione Europea, esperta in opere d'arte, monumenti e fili spinati, ha infatti promesso al Niger qualcosa come 600 milioni di euro. Il sostegno offerto, oltre che testimoniare la fiducia dell'Unione nei confronti del Paese, è finalizzato a sostenere le priorità del governo: l'educazione, la sicurezza alimentare, l'agricoltura compatibile, le infrastrutture, il miglioramento delle capacità dei servizi, la "governance" democratica e la promozione dello Stato di diritto. C'è poi un fondo fiduciario di 40 milioni di euro d'urgenza di cui il Niger, non sempre ultimo nelle classifiche, appare come destinatario privilegiato. Gli impegni presi nell'incontro a Malta nel novembre 2015 tra la Ue e il Niger, si iscrivono in questa logica. La lotta contro la tratta degli esseri umani, il miglioramento della gestione delle frontiere e la lotta (ancora…) contro le cause profonde della migrazione irregolare, la protezione e l'assistenza al ritorno dei migranti fanno tutt'uno con la giustizia nel Paese.
Sempre nel quadro del fondo fiduciario, è stato siglato un accordo con il Ministero nigerino del Piano per un montante di 30 milioni di euro. Quest'ultimo impegno è volto, una volta di più, alla sicurezza e alla gestione delle frontiere del Paese. La commissione, infine, ha approvato un esborso di 107 milioni di euro per il bilancio dello Stato nel 2016. Alla luce di quanto detto risulterà che la proposta del monumento ai migranti appare non solo doverosa, ma anche utile. Quando, infatti, il turismo ritroverà gli antichi splendori, agli ignari turisti verrà proposta una visita guidata alla città. Le rovine dei negozi distrutti lungo le strade, oltre 15 mila, secondo stime per difetto, saranno custodite come l'epoca d'oro del commercio informale. Le fognature a cielo aperto saranno coperte da aiuole innaffiate due volte al giorno nella stagione secca. I depositi di sacchetti di plastica e i carri per la raccolta differenziata a domicilio saranno oggetti da museo cittadino con entrata libera.
Il monumento ai migranti sarà concepito e poi eretto alla porta della città. Tra i binari di un treno che non passa mai e l'Arco di trionfo che, nel frattempo, sarà stato costruito a memoria perenne dei poveri. Sono loro, in verità, a essere la risorsa principale del Paese. Risorsa durabile e affidabile. Centinaia di Ong, Agenzie Onusiane, Opere di Carità Umanitaria e progetti senza fine, assicurano un avvenire sicuro al Paese. L'Arco di trionfo a loro dedicato non è che l'elementare riconoscimento del servizio reso alla nazione e ai governanti. Quanto al monumento ai migranti, come forma incompleta di riconoscenza, non fa che evidenziare le attività economiche da loro promosse o incentivate. Governo delle frontiere, agenzie specializzate nella sicurezza, attrezzature, mezzi, associazioni di beneficienza, raccolte di aiuti, polizie, centri di detenzione, prigioni e personale formato. Tutto questo e molto altro grazie ai migranti irregolari che si sono fatti un nome e hanno dato al Paese il futuro che si merita. Il monumento in questione naturalmente si farà. Di sabbia.
Niamey, dicembre 2016