Un mondo senza like? Difficile da immaginare
Gli adulti sono portati a credere che sia una debolezza o addirittura una schiavitù che colpisce solo gli adolescenti. E non si rendono conto che nessuno ne è davvero immune.
Dalla nascita di Facebook in avanti i "like" sono diventati una sorta di droga digitale. Che si tratti di ragazzine danzanti o ragazzini impegnati in evoluzioni anche pericolose su TikTok, trentenni su Instagram, quarantenni, anziani o politici su Facebook tutti inseguiamo ogni giorno i like. C'è chi usa le immagini con una tazzina fumante e la scritta "buongiornissimo, caffé?" e chi mette in mostra bambini o animali. Chi usa l'ironia e chi l'indignazione. C'è chi lo fa sui social nati in America (Facebook, Twitter, Instagram) e chi su quelli russi (come VKontakte o Odnoklasniki) o cinesi (come TikTok, Wechat, Weibo o Renren).
Anche chi ha capito che buona parte di chi mette un like sui social lo fa senza troppa convinzione, finisce per cercarlo. Perché il solo pensiero di condividere sui social qualcosa che sarà premiato da un like, attiva i centri di ricompensa del nostro cervello, procurandoci piacere. Secondo una ricerca di Kaspersky, sperando di ottenere un like il 30% degli utenti arriva a mettere a rischio la propria privacy, raccontando episodi della propria vita molto privati, dimenticando che fare un post pubblico è come parlare in piazza o in tv.
Ora, però, le cose potrebbero cambiare drasticamente. Anche in Italia non sarà infatti più visibile su Instagram il numero di like che appariva sotto le foto e i video pubblicati. Sarà sostituito da una scritta: «Questo contenuto piace a... (il nome dell'ultimo amico che ha messo like) e altre persone». Quante altre lo saprà solo chi ha postato foto o video, ma solo se farà tap sulla scritta. A tutti gli altri sarà nascosto.
«Vogliamo che Instagram sia un luogo dove tutti siano liberi di esprimere se stessi. In questo modo aiutiamo le persone a porre l'attenzione su foto e video condivisi e non su quanti like ricevono» ha spiegato Tara Hopkins, responsabile del social del gruppo Facebook per Europa e Medio Oriente.
Una notizia accolta con tanti "mi piace" anche da chi spera metta un freno agli abusi di quegli influencer che usano la propria popolarità social per fare su Instagram pubblicità occulta.
Prima che vi spelliate le mani in applausi fragorosi, sappiate che, per ora, si tratta di un test. Una mossa anche politica che serve al gruppo Facebook per apparire attento e "buono", dopo mesi di aspre critiche per la sua scarsa attenzione alla privacy degli utenti e per come ha cambiato spesso in peggio le vite degli utenti.
Mi sbaglierò ma temo non avremo mai un mondo social senza like. Perché anche se sono spesso messi in maniera superficiale, anche se si possono comprare e anche se sono per certi versi dannosi, a nessuno interessa davvero che spariscano. Un mondo senza like significherebbe meno contenuti. Meno interazione, anche se minima. Quindi meno successo e meno soldi per i gestori.
Non solo. Un mondo senza like sarebbe un mondo social solo di parole. E tutti noi sappiamo quanto sia difficile usarle e bene. Così come sappiamo che già oggi il maggior numero di utenti sui social appartiene alla cosiddetta "maggioranza silente". Quella che non commenta, non condivide e non mette "like" ma legge comunque e mette "mi piace" nella propria testa. Dove esiste anche un'opzione che nessun social ha mai avuto il coraggio di implementare per paura di allontanare gli utenti. Quella del "non mi piace".