Un miliardo di danni Il conto (finora) della Xylella
L'esempio più clamoroso, almeno così parrebbe, è quello della Xylella fastidiosa il batterio che ha già colpito qualcosa come oltre 21 milioni di ulivi e, appunto, fatto perdere 5mila posti di lavoro nella filiera dell'olio extravergine di oliva. Un vero dramma per l'olivicoltura del Mezzogiorno che, ancora oggi, non ha trovato strumenti capaci di contrastarlo in modo definitivo: il batterio avanza al ritmo di 2 chilometri al mese e, dopo aver devastato gli ulivi del Salento, minaccia la maggior parte del territorio Ue dove sono stati individuati altri casi di malattia: dalla Francia alla Spagna, dalla Germania al Portogallo.
La Xylella è arrivata in Italia portata da piante tropicali giunte dall'America latina. Come questo batterio, altre malattie a carico delle piante agricole hanno determinato problemi enormi. Un guaio non solo di oggi e non solo ambientale, ma anche economico e prima ancora politico. Perché - stando almeno a quanto spiegano i coltivatori diretti -, a determinare l'entrata in Europa di malattie importate sarebbero state misure politiche, e doganali in particolare, troppo permissive e disattente. Da qui la richiesta netta di Coldiretti: «Bisogna aumentare i controlli alle dogane e specializzare i punti d'ingresso della merce nella Ue per fermare l'invasione organismi alieni nocivi, dalla Xylella agli insetti, arrivati nelle campagne italiane soprattutto con le piante ed i semi dall'estero».
Gli esempi non mancano, come si diceva. Basta pensare al moscerino dagli occhi rossi, al calabrone asiatico, al punteruolo rosso. Nomi magari esotici e affascinanti, che nascondono però veri nemici per molte coltivazioni ortofrutticole e non solo. Con tutti i danni economici e occupazionali del caso. Per questo i coltivatori chiedono misure più severe, una maggiore organizzazione tra enti centrali e periferici oltre che maggiori fondi per la ricerca e la prevenzione. E hanno ragione.