Tra un mese, il 16 dicembre, andrà in scadenza il pagamento del saldo Imu che segnerà la chiusura dei conti con l’imposta 2024. Di norma il versamento non è dovuto se non supera i 12 euro, da intendere come imposta totale dovuta sull’intero anno e non come singola rata di acconto o saldo (meglio comunque verificare cosa è stato disposto nello specifico dal proprio Comune). Quindi, per esempio, se all’acconto di giugno si sono pagati 10 euro e altrettanti ne devo pagare a saldo, l’imposta è sicuramente dovuta. L’Imu si paga col Modello F24. In caso di bisogno i consulenti Caf Acli sono pronti a darvi una mano sulla trafila necessaria per adempiere all’obbligo: dalla verifica sull’aliquota annua, alla compilazione del modello di pagamento con cui poi si dovrà andare in banca o alla posta, salvo la scelta di farsi addebitare l’importo per via telematica sul conto corrente. Il modello va intestato al titolare del versamento, ovviamente in base all’utilizzo dell’immobile, al periodo e alla singola quota di possesso, indicando il codice del Comune destinatario del tributo (ad esempio H501 è il codice di Roma). Se poi si è residenti all’estero, per i versamenti occorre contattare direttamente il Comune beneficiario per ottenere le relative istruzioni e il codice IBAN del conto sul quale accreditare l’importo dovuto. In tal caso, qualora il residente all’estero fosse titolare di un c/c in Italia presso una delle banche convenzionate con l’Agenzia delle Entrate, potrebbe anche, previa registrazione ai servizi telematici della stessa Agenzia, compilare il Modello F24 ed eseguire il pagamento tramite il software F24 online.
Messe da parte le indicazioni pratiche sul versamento, un aspetto altrettanto importante è la delibera comunale che determina l’aliquota definitiva sul 2024. Il Comune infatti nel frattempo, rispetto all’acconto già pagato a giugno, potrebbe aver deliberato un’aliquota diversa, e magari anche più alta. Se allora l’aliquota dovesse essere cambiata rispetto a sei mesi fa, bisognerà ovviamente ricalcolare il tributo rapportandolo a tutti e 12 i mesi, o comunque all’intero periodo di possesso dell’immobile nell’arco dell’anno. Se invece da giugno l’aliquota non fosse variata, il saldo equivarrà esattamente alla rata di acconto. Infine, un altro aspetto determinante potrebbe essere l’eventuale cambio d’uso dell’abitazione in corso d’anno: cioè ad esempio, se una seconda casa fosse rimasta vuota da gennaio a giugno, e per i restanti sei mesi, da luglio a dicembre, fosse stata locata, è chiaro il valore dell’aliquota – e quindi del calcolo finale – potrebbero variare.
Contributo a cura delle Acli
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