Il pensiero delle briciole non è necessariamente legato a un discorso sulla quantità. Certo, sentendo la parola “briciola” ci viene alla mente l’immagine di un frammento, di una unità minima. Ma la riflessione non deve finire lì. Dobbiamo domandarci: la briciola è una struttura minima al fine di permettere che cosa? Lungo la nostra esistenza abbiamo imparato che è il minimo necessario per quello che il filosofo Søren Kierkegaard diceva essere «la possibilità del salto», con ciò riferendosi alla possibilità della fede. La briciola non rappresenta solamente un misero resto, del quale, volenti o nolenti, dobbiamo accontentarci. La briciola costituisce un trampolino, un’opportunità per realizzare una scommessa fondamentale. Non una riduzione che ci viene inflitta, bensì una pienezza che ci viene rivelata.
Un possibile sinonimo di briciola è la categoria del “momento”. Anche qui, però, dobbiamo trascendere la visione semplicistica che lo identifica con un istante fugace che ci scappa dalle mani o destinato a consumarsi nell’affrettata durata di un fiammifero. Se vogliamo guardare in profondità, il momento è l’occasione di un incontro che dura. Come spiega Kierkegaard, è «breve e temporale come è il momento, transeunte come il momento, passato come è il momento nel momento successivo, eppure è decisivo e pieno di eternità. Questo momento deve avere un nome particolare, chiamiamolo: la pienezza del tempo».
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