Oggi compie 69 anni un ex giocatore di hockey su ghiaccio americano di origine italiana, sconosciuto a tanti, ma protagonista di uno dei momenti di più grande ispirazione della storia dello sport. Si chiama Mike Eruzione e curiosamente la data del suo compleanno corrisponde a quella di una famosa eruzione della storia del nostro Paese, quella del Vesuvio che distrusse, il 24 e 25 ottobre del 79 d. C., le città di Pompei ed Ercolano. Nomen omen direbbero i latini, pensando a questo atleta e capitano della squadra di hockey su ghiaccio degli Stati Uniti ai Giochi Olimpici invernali di Lake Placid. Il ghiaccio diventò bollente, quel febbraio del 1980, quando Mike Eruzione segnò il gol decisivo per la medaglia d’oro olimpica contro l’Unione Sovietica e, come urlò a squarciagola Al Michaels, il telecronista nei secondi finali del match, permise a tutti gli americani di rispondere con un “sì” alla domanda: “Do you believe in miracles?” (“Credete nei miracoli?”).
Quella della nazionale Usa di hockey a Lake Placid resta la più grande storia sportiva americana “underdog” (di sfavoriti) mai raccontata. Una squadra di studenti universitari e dilettanti senza contratto, sotto la tutela del leggendario allenatore Herb Brooks, sconfisse la squadra di hockey sovietica che prima di quella sera si era laureata quattro volte consecutivamente campionessa olimpica. Nessuno credeva che quei ragazzi avessero una reale possibilità di vincere, ma l’irrefrenabile ottimismo e l’atteggiamento coraggioso degli americani permise loro di ottenere quella vittoria iconica passata alla storia dello sport (e successivamente anche del cinema) come “The miracle on ice”.
Mike Eruzione guidò la sua squadra sul ghiaccio quella sera, ma battere l’Urss fu solo una delle numerose sfide che Mike dovette affrontare nella sua vita a partire dal suo lavoro di operaio a Winthrop, nel Massachusetts, alla sua battaglia per entrare nella squadra della Boston University, alle sfide nei campionati minori fino alla selezione nella squadra statunitense e all’oro olimpico. In sostanza, un “underdog” alla guida di una squadra “underdog”. Quella incredibile vittoria ispirò e unì la sua nazione in un momento molto complicato della storia, basti pensare che pochi mesi dopo, in occasione dei Giochi Olimpici estivi a Mosca, andò in scena il famoso boicottaggio che rappresentò uno dei momenti di più alta tensione della “guerra fredda”. La versione cinematografica di quella partita leggendaria ricostruì il discorso che il coach, Herb Brooks, pronunciò quella sera negli spogliatoi: «I grandi momenti derivano da grandi opportunità e questo è quello che avrete stasera ragazzi. Questo è quello che avete meritato, una partita. Se ne giocassimo dieci loro ne vincerebbero nove, ma non questa partita, non stasera. Stasera pattineremo con loro, stasera li affronteremo e riusciremo a batterli perché possiamo! Stasera noi siamo la più grande squadra di hockey del mondo. Siete nati per diventare dei giocatori, ognuno di voi. Era destino che vi ritrovaste qui stasera, è il vostro momento, il loro momento è passato, è finito, io non ne posso più di sentire quale magnifica squadra di hockey hanno i sovietici, al diavolo, questo è il vostro momento. Andate fuori e vincete».
Finì 4-3, ultimo goal del capitano Mike Eruzione. Serviva un miracolo.
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