Un filo per non perdersi nel labirinto della vita
Così sovente si sente l'espressione «ho perso il filo» che
neppure più pensiamo all'origine dell'eponimo. Perdere il filo può essere in
verità un gran danno, specie quando si parla in pubblico e la consequenzialità
dei pensieri ci abbandonano per un attimo: lo smarrimento è totale. Non è
tuttavia così drammatico come lo sarebbe stato per Teseo che, costretto dentro
i meandri del labirinto del Minotauro aveva quel filo di Arianna che lo legava
all'uscita, unica via di salvezza, dopo l'uccisione del Mostro. Il labirinto è
citato anche nella Bibbia a proposito di uno dei cortili del tempio di
Salomone. Non a caso nelle cattedrali medioevali (famosa è certamente quella di
Chartre), la sequenza di cerchi concentrici che costituiscono il percorso è
interrotta in alcuni punti da sbarramenti detti Nodi (o labirinti) di Salomone.
La distanza che intercorre fra l'ingresso del labirinto e il centro è breve, ma
per raggiungere il centro - almeno nel labirinto di Chartre - occorre
percorrere 261,5 m e tutto ciò volutamente. I percorsi del labirinto, nelle
cattedrali, erano detti anche Chemins à Jérusalem e sostituivano il
pellegrinaggio in Terra Santa. Spesso si percorrevano in ginocchio, con un
rosario al collo, pregando per la salvezza o della propria anima o dell'anima
della persona per la quale si chiedeva la grazia. Sieger Köder, artista tedesco
contemporaneo, realizza una curiosa versione del percorso di Chartre: al centro
del labirinto non trionfa Teseo che uccide il Minotauro, né si vede Arianna,
all'esterno, in trepida attesa; non dipinge i fedeli di Chartre che imboccano
quel sentiero pregando in ginocchio, ma al centro del labirinto c'è un albero
di vita nel quale fiorisce un mazzo di rose. Dietro si scorge il rosone della
cattedrale di Chartre quasi a evocare, con i suoi bagliori di luce, Colei alla
quale la cattedrale è dedicata: la Vergine Madre (vera Arianna per Köder). Le
rose sono quattordici come le tradizionali stazioni della via Crucis del
Salvatore. L'artista ci aiuta a comprendere, dunque, come il cammino verso
Gerusalemme, che fiorirà per Cristo nella risurrezione, è un cammino spinoso.
Pessimista e inclemente verso il tema religioso del
labirinto, la fotografa e artista russa Larissa Kulik. Nella sua illustrazione
digitale «Il giovane melo», colloca al centro di un labirinto il biblico
albero. La solitudine che regna in questa immagine è drammatica. Nessuno
s’interessa più al percorso di santità che l’antico labirinto di Chartre ancora
propone. Qualcuno, che ha desiderato intraprendere il percorso, è morto
all’esterno e se ne vedono i resti alla destra dell’immagine. Il labirinto è
abbandonato all’erosione del tempo e anche il filo di Arianna giace a terra
dimenticato. Soltanto due corvi vigilano sul tracciato, forse in attesa di
qualche altro sfortunato pellegrino pronto a diventare loro preda. Larissa
incarna, nella sua opera, quell’umanità che ha perso il filo della
straordinaria meta per la quale è nata e ha abbandonato il desiderio.Spesso nella vita l'intuizione sulla meta da raggiungere ci
offre la gioia del viaggio, ma poi quante faticose salite e strade chiuse e
attese e vie tortuose prima di arrivare a possedere ciò che cui aneliamo. Che si
possa sempre mirare alla meta, che non ci accada di perdere il filo stretti
dalle contrarietà dell'oggi. C'è un Teseo che ha già vinto la lotta contro il
Minotauro: che non ci accada di abbandonare la speranza di Arianna e il suo
fragile filo.
Immagini: Sieger Köder, Labirinto e rose, Olio su tela 1991-1992 Collezione Privata>>Larissa Kulik, Giovane melo nel labirinto, Illustrazione digitale>