Si scruta il cielo ogni mattina e le discussioni al bar hanno un che di londinese: si parla sempre del bello o cattivo tempo. Se le previsioni danno pioggia, ora si comincia a pensare al peggio e manca l'euforia degli anni passati quando la fine di luglio significava partenza. Ma la cronaca in verità non si scalda più di tanto sul turismo dell'estate 2021. Piuttosto sembra che la stagione dei saldi abbia fatto flop, così come le occupazioni delle camere negli alberghi delle grandi città. E a Milano via della Spiga è un puzzle di saracinesche abbassate, mentre i taxi son fermi. Ogni giorno un volto noto della ristorazione presta una dichiarazione alla stampa in favore del Green pass: l'ultimo è Arrigo Cipriani a Venezia, convinto che si debba far qualcosa per scongiurare le chiusure. Cos'è questa estate del 2021? Somiglia a un momento transitorio (ma fino a quando?) dove si fanno sempre più i conti con un ambiente che sembra rivoltarsi, a braccetto con una pandemia insidiosa. Le grandinate colpiscono all'improvviso e i chicchi di ghiaccio appaiono sempre più grandi. Nell'estate del 1983, con i compagni di studi, approdammo a Porto Alabe, amena località in provincia di Oristano che stava diventando una meta ambita. Oggi leggiamo che i turisti sono stati evacuati, mentre il fuoco divora la Sardegna: 20mila ettari dove sono stati inghiottiti alberi secolari di ulivi e le vigne della mitica Malvasia di Bosa che si beve ancora in quei locali spogli con piccoli bicchieri e misure in vetro per la mescita dello sfuso. L'immagine dei capi di bestiame carbonizzati resterà per tanto tempo, così come la vicenda di quel cane che ha rischiato la vita per salvare il gregge di pecore che aveva in custodia. È stato salvato dalle fiamme, pieno di ustioni, ed ora è il simbolo di un essere che si è preso fino in fondo le sue responsabilità. Sembra un monito verso chi mette davanti il particulare di fronte a ciò che riguarda invece il bene comune, evocato nella giornata di lunedì, dove le Nazioni Unite hanno messo a tema i sistemi alimentari, minacciati proprio da quei cambiamenti del clima, che richiedono una vigilanza di prossimità. Anche in Sardegna il Comitato del Montiferru, il 7 giugno, aveva lanciato un grido di allarme, vista la pericolosità in cui versavano quei territori, che un piromane qualsiasi avrebbe potuto devastare. Ma un Comitato non decide, al massimo segnala. Ha dunque ancora senso un'architettura dello Stato che, col centralismo pachidermico, accumula ritardi?