Se imparassimo a guardare agli emarginati, agli ultimi, agli esclusi come portatori di profezia avremmo fatto un passo avanti enorme nella costruzione del Regno di Dio, regno d’amore e di giustizia. Un passo avanti che di sicuro si è fatto il 6 maggio 1962, quando fu riconosciuta la santità di san Martino de Porres, testimone di un Vangelo che si fa carne e si prende cura dei “piccoli della storia”. Nato a Lima in Perù nel 1579, era figlio dell’aristocratico spagnolo Juan de Porres, che non volle riconoscerlo subito, perché la madre era un’ex schiava nera d’origine africana. Quando il padre venne nominato governatore di Panama e dovette trasferirsi, Martino fu lasciato alla madre, con i mezzi per farlo studiare. Allievo di un barbiere-chirurgo, coltivava il sogno di entrare fra i Domenicani. Da mulatto, però, fu accolto solo come terziario e gli vennero assegnati solo compiti umili. Tuttavia, quando i Domenicani compresero la sua profonda spiritualità lo accettarono nell’Ordine come fratello cooperatore. E così Martino de Porres divenne per la sua nazione un testimone del Vangelo ricercato come consigliere dal viceré del Perù e dell’arcivescovo di Lima. Ma quando i potenti andavano da lui lo trovavano circondato da poveri e da malati. Quando a Lima arrivò la peste, curò da solo i 60 confratelli. Fondò a Lima un collegio per istruire i bambini poveri: il primo del Nuovo Mondo. Guarì anche l’arcivescovo del Messico, che avrebbe voluto portarlo con sé, ma Martino rimase a Lima, dove morì nel 1639.
Altri santi. Santa Silvia, madre di san Gregorio Magno (VI sec.); beato Simone Ballacchi, domenicano (1240-1319).
Letture. Romano. Rm 9,1-5; Sal 147; Lc 14,1-6.
Ambrosiano. Ap 18, 9-20; Sal 98 (99); Gv 14, 2-7.
Bizantino. 1Ts 2,14-20; Lc 12,2-12.
t.me/santoavvenire