Gli scienziati, i filosofi, i politici e i demagoghi laicisti accusano spesso la Chiesa e i cattolici di rifiutare il predominio della scienza e dell’evoluzionismo come criteri universali su cui basare cultura e scelte di vita. Un esempio del 'categorismo' circa i modi in cui i geni sembrerebbero determinare e guidare le tendenze e le azioni degli esseri umani è comparso (martedì 7) su La Repubblica: «Uno studio – diceva l’articolo – rivela che il nostro Dna influenza gusti, tempi, modi... Se il sesso esiste è per migliorare i geni di una specie... Nel Dna esistono caratteri che influenzano l’età della prima volta, la propensione a sposarsi, ad avere figli e a restare fedeli, l’orientamento sessuale e l’identità di genere...». Non si tratta di contestare tutto ciò, ma molti interrogativi sono legittimi se queste affermazioni 'scientologiche' si confrontano con le certezze filosofiche, giuridiche e politiche che discendono dal principio di autodeterminazione. Oggi è quest’ultimo il fondamento di tutta la serie dei diritti individuali cosiddetti civili: divorzio, aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, rivendicazioni omosessuali, identità di genere secondo la teoria del gender. Il principio di autodeterminazione spiega e 'giustifica' il pluralismo etico, la libertà (leggi licenza) individuale nelle scelte in materia di bioetica e nelle relazioni con il prossimo e con lo Stato-società. Tra gli effetti ultimi di questi artifizi etici sono l’individualismo estremo predicato dal radicalismo e la frantumazione dei rapporti sociali. Rivendicato soprattutto dalla sinistra politica ormai svuotata dei suoi ideali, l’autodeterminismo ne contesta i principi egualitari, solidaristici e popolari e la trasforma nella peggiore destra individualista, antisociale, conservatrice e classista. Se sono i geni a determinarci, come si fa ad autodeterminarsi?NOSTALGIA DI IDEALIOggi pomeriggio, in Via dello Scautismo, a Roma, «l’Associazione per la ricostruzione del Partito Comunista» terrà «un incontro nazionale per il varo di una 'Costituente comunista' nel quadro ampio della sinistra di classe e di un fronte democratico contro la guerra. Il momento è ora!». Per la verità, nessuno ne sente il bisogno, nemmeno la «Sinistra di classe», dal momento che le classi sociali non esistono più e tanto meno quella operaia, che da molti anni è andata in Paradiso. È un peccato che manchi lo spazio per riprodurre l’articolo delmanifesto( venerdì 10) che illustra i fini dell’Associazione, perché a leggerlo ti viene la nostalgia del linguaggio comunistese di un tempo che darebbe almeno l’impressione che qualche ideale – anche se tardivo, fallito e sbagliato – ancora esista nell’odierno deserto della politica.Buone vacanze ai miei ventitré lettori. Ci ritroveremo domenica 23 agosto.