Un bell'8 marzo femminista ed evoluzionista
LA SOTTRAZIONE
Grazie alla "liberazione dello Stato dalla religione" - scrive Nadia Urbinati, cattedratica di scienze politiche a New York, su La Repubblica (lunedì 2) - "chi crede non può vedere il proprio credo tradotto in un articolo del codice penale". Fin qui si può anche essere d'accordo. Poi, però, afferma che il vero "Stato laico si dà come criterio per legiferare e giudicare quello della separazione del giusto dal bene" e che "l'arte della separazione" è quella "che consente a chi ha la dimensione religiosa di vita di vivere in coerenza con questa sua credenza e che non impone con l'arma della legge la sua visione del bene". Già, ma in democrazia, scrive ancora, "non si dà un criterio più legittimo per decidere se non la conta dei voti", cosa che vale anche per decidere ciò che è giusto e ciò che è bene. E allora, come si fa a dire che, poiché "nessuno è infallibile ["] nessun mio rappresentante può decidere per me che cosa sia bene che io faccia per difendere la mia dignità morale"? Se fosse così, nessuno - per esempio - avrebbe potuto potrebbe decidere che si possa abortire per affermare la dignità della donna. Il fatto è che questi sono discorsi possibili solo (sia detto senza offesa) con la lingua biforcuta. Una lingua dice: "la conta dei voti" (e si presuppone che ciascuno voti come crede, cioè "in coerenza con la sua credenza"); l'altra non dice, ma pensa: il vero diritto di voto spetta solo a chi la pensa come me, cioè da "laicista". Ma allora perché non dire, chiaro e tondo, che "la conta dei voti" si fa non per somma, ma per sottrazione (dei credenti)?
IL NATUROLOGO
"Tutto è natura: se Dio esiste anche lui va pensato come natura, ne è certamente una forma particolare, la più alta, ma è comunque natura". Così il "teologo" Vito Mancuso (Repubblica, sabato 28) e non c'è bisogno di smentirlo. Lo fa da solo: "Ovviamente la natura è un qualche cosa che comunque avviene, quindi contiene inevitabilmente, soprattutto nel suo stadio elementare, la possibilità dell'errore". Se è "qualche cosa", se "avviene", se ha "uno stadio elementare", se ha "la possibilità dell'errore", questi sono quattro ottimi motivi perché la natura non sia Dio e viceversa.