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Un augurio: stare all'essenziale senza disperdersi nel mare comunicativo

Renato Balduzzi giovedì 4 gennaio 2018
All'inizio di un nuovo anno si moltiplicano auspici e auguri. Tra essi, l'auspicio che aumentino gli anticorpi nei confronti delle false novità e delle pseudo-verità (vi riflette con la consueta acutezza Giorgio Campanini, nel primo numero del 2018 della rivista "Vita Pastorale"). Lo faccio senz'altro mio: dal punto di vista di questa rubrica, l'affidabilità di fatti e commenti è condizione essenziale perché cresca, nei suoi molteplici significati, la giustizia.
A quest'auspicio vorrei aggiungerne, anche come augurio di inizio 2018 ai lettori, un altro, complementare: che cresca la nostra capacità di elaborare e valorizzare messaggi veri e positivi, di prestare attenzione e concentrazione a parole e a situazioni anche dopo che si sia attenuata l'attenzione mediatica e comunicativa su di esse. Penso in questo momento soprattutto al rapporto tra giustizia e misericordia, molto dibattuto a seguito del Giubileo straordinario voluto da papa Francesco, e al rischio che quella provocazione venga in qualche misura archiviata o lasciata sullo sfondo via via che ci si allontana dall'evento che l'ha generata. Opportunamente, dunque, Jus, rivista giuridica della Facoltà di Giurisprudenza della Cattolica, dedica il suo ultimo numero al tema, con tre contributi: quello del preside Gabrio Forti che, tra l'altro, individua nella giustizia riparativa un modello di creatività giuridica, alternativo a ogni forma di "populismo penale"; quello di Luciano Eusebi, che riflette sulle caratteristiche di una giustizia che integri la misericordia, nel senso di progettare il bene dinanzi al male, e non semplicemente di rispondere al male con un male di segno eguale e contrario; quello di Andrea Bettetini, su giustizia e misericordia nel diritto della Chiesa.
La riflessione sulla giustizia riparativa, le tecniche e le forme attraverso cui dare rilievo alle conseguenze del reato e alle implicazioni sulle persone direttamente e indirettamente coinvolte - oltre che sulla società tutta intera - costituisce da molti anni un profilo importante non solo per la cultura della pena e del processo penale, ma per i fondamenti stessi della convivenza civile. Decisiva sarà l'interpretazione e l'applicazione che la giurisprudenza darà alla recente previsione (legge 103/2017, che introduce il nuovo art. 162-ter del codice penale) dell'estinzione di taluni reati a seguito di comportamenti riparatori dell'imputato che abbiano eliminato le conseguenze dannose o pericolose del reato: disposizione che può essere letta sia in chiave economica e patrimonialistica, sia valorizzandone i profili più "riparativi" (così lo stesso Forti). Tenere ben presenti queste riflessioni è un modo per stare all'essenziale, senza disperdersi nel mare comunicativo.