Un argine a violenza e turpiloquio sui social. Ecco come
Potremmo andare avanti con altri esempi, ma il risultato non cambia: relazionarsi con gli altri è faticoso. E qui si apre un bivio tutt'altro che banale: per molti la colpa è dei social, per altro delle persone. Chi ha ragione? Ovviamente entrambi. I social non sono solo mezzi neutri ma luoghi di relazione (lo vedremo fra poco) che potrebbero fare di più e di meglio per diminuire il livello dello scontro e per favorire le relazioni, quelle nelle quali le normali (verrebbe voglia di scrivere le "sane") differenze di opinione esistono ma non sfociano mai in insulti, liti o minacce. Dall'altra parte è innegabile che l'educazione abbia dei seri problemi e non solo nel nostro Paese, e che la nostra cultura digitale sia molto bassa. Così i più usano la possibilità (che solo i social hanno creato) di relazionarsi con chiunque da "pari a pari", sia esso Papa Francesco, un calciatore, un politico o un giornalista più o meno famoso non per "chiacchierare con lui" ma per offenderlo o per idolatrarlo. Che il turpiloquio e la violenza siano un danno per tutti non ci vuole molto a capirlo, ma anche l'eccessivo entusiasmo di certi cortigiani produce danni, perché induce il "re" di turno a fare di tutto per far felice il suo popolo e lo allontana dalla capacità di gestire qualunque critica.
Così finiamo per credere che non possano più esistere vie di mezzo. E che i social facciano apposta per premiare gli estremi. Persino le persone migliori di ogni settore hanno provato in prima persona quanti "mi piace" e quanta visibilità in più si ottenga nello schierarsi, meglio se con toni forti.
I risultati negativi però si fanno sentire e le interazioni social tra le persone stanno calando. Se è vero che certi leader spopolano (grazie a trucchi e strategie, ma anche a un messaggio così semplice da galvanizzare i fan) in generale i post social stanno ricevendo meno commenti, meno mi piace e meno condivisioni. I motivi sono tanti ma i principali sembrano essere due: siamo stufi di doverci confrontare con persone che vanno fuori tema, che attaccano a testa bassa chiunque non la pensi come loro o che conoscono solo il turpiloquio (anche nel mondo cattolico); la seconda è che sempre più spesso sui social classici troviamo post che non ci interessano o che toccano tutti gli stessi temi, più o meno nello stesso modo, e questo finisce con l'annoiarci, col darci l'impressione di perdere tempo. Ma siccome il nostro tempo speso sui social (che genera dati: la moneta più preziosa per le compagnie digitali) ecco che Facebook, Google e Twitter hanno deciso di provare a combattere i profili falsi o quelli che diffondono odio e fake news. Il problema è che la quantità di post creati ogni minuto è così elevata che nessuno di loro riesce a moderarli in maniera sensata. Proprio per questo ho trovato molto interessante la proposta di un esperto come Giorgio Tave: «iniziamo a togliere tutta la volgarità e il turpiloquio dai social». Come? Facendo cancellare in automatico dal sistema tutti i post che contengono parolacce ed espressioni volgari. Si dirà: ma questa è censura. Tave in proposito ha le idee molto chiare: basterebbe andare per gradi, bloccando la prima volta per due giorni chi pubblica post volgari o violenti, se lo si ripete lo si blocca per quattro giorni e se va avanti il profilo del violento viene cancellato.
A pensarci bene, per nostra fortuna, ci sono luoghi dove la volgarità non è ammessa e se vogliamo bonificare i social dobbiamo provare a passare dal tutto è lecito a forme di relazione più adulte, anche a costo di vedere bloccati i profili di certi personaggi famosi che si esprimono in maniera così maleducata da dare un pessimo esempio a tutti.