Un amore troppo grande, quasi straniero
mondo, non c’è altro. Cosa vai cercando con il cuore fra le nuvole?” Scandalo era per i concittadini di Gesù quella parola che volava alto, che usciva dai confini delle loro certezze e garanzie; scandalo era quel messaggio che li invitava ad oltrepassare le frontiere del conosciuto, che parlava loro di un amore troppo grande, quasi straniero. Scandalo è quella logica diversa che sta nel cuore di un padre che aspetta il figlio nonostante lo abbia deluso, che sta nelle mani di un samaritano che si ferma a curare un poveraccio mezzo morto, che sta nell’ansia del pastore che lascia le novantanove pecore per cercare quella che si è persa. Proprio quella, solo quella. Non hanno patria queste parole, non sono proprietà di nessuna terra, di nessuna lingua, di nessuna casa: la buona novella viene da un altro mondo, viaggia per slanci che provocano stupori, si impasta di carne e cielo, in una debolezza disarmata, in un amore ostinato, mai stanco. A meraviglia risponde meraviglia: allo stupore dei concittadini fa eco lo stupore di Gesù: com’è possibile che non capiscano un messaggio così semplice che parla di spighe, di lievito, di passeri, di senape, di un amore inesauribile? Preferirebbero parole difficili, teologie contorte e ridondanti, filosofie astruse e incomprensibili? Si meraviglia Gesù del loro stupore, così come si era meravigliato della caparbietà dell’emorroissa e della fede del centurione: possiamo sempre sorprendere Dio, lasciarlo a bocca aperta. L’amore si stupisce, ma non si stanca e, anche rifiutato, continua a guarire la vita: proprio quella di chi, povero e malato, non accampa pretese e presunzioni. Proprio quella vita là, solo quella. (Letture: Ezechiele 2,2-5; Salmo 122; 2 Corinzi 12,7-10; Marco 6,1-6) © riproduzione riservata