Anche l'agricoltura deve fare i conti con la crescita del costo dei prodotti petroliferi. Si tratta di una considerazione che per gli addetti ai lavori può apparire ovvia, ma che invece non lo è affatto. Soprattutto per alcune considerazioni che è possibile fare.
Stando ad alcuni dati diffusi recentemente dalla Coldiretti, dunque, il costo dei prodotti energetici in agricoltura ha fatto segnare un aumento record del 4,2%, rispetto allo scorso anno. Una variazione che viene giudicata "nettamente superiore alle variazioni di prezzo di tutti gli altri mezzi di produzione". E non basta, perché a fronte di un aumento medio dei costi del 3,3%, rispetto allo scorso anno - precisa sempre la Coldiretti - fanno segnare un aumento rilevante del 2,54% anche i concimi ed i fertilizzanti il cui andamento è influenzato dal costo petrolio.
Quello dell'aumento dei costi di produzione che le imprese agricole devono sostenere è un vecchio problema di gestione dei bilanci verdi. Anche se per alcuni mezzi di produzione, come proprio quelli energetici, qualche soluzione alternativa per contenere la crescita dei costi inizia ad essere praticabile. Si stanno diffondendo nei campi, infatti, tecniche di lavorazione a basso impatto energetico. Eni Tecnologie e Coldiretti, per esempio, hanno messo a punto una «unità mobile fotovoltaica» che consente di risparmiare acqua ed energia utilizzando il sole per irrigare i campi a piccole gocce. Sullo stesso principio possono essere basati altri impianti in grado di fornire energia per serre, stalle e magazzini. Addirittura, è possibile prevedere un prossimo futuro in cui proprio dagli impianti fotovoltaici posti nelle campagne, sarà possibile trarre energia per i centri urbani.
Per ora, tuttavia, le applicazioni pratiche sono pur sempre piccole cose di fronte alla difficoltà più ampia di bilancio che le imprese devono affrontare. Quello dei costi energetici, infatti, è uno dei temi che fanno capire quanta strada l'agricoltura deve ancora fare per acquisire più spazi e più autorevolezza nell'ambito della catena agroalimentare. Alla base, un dato di fatto: le aziende agricole spesso si trovano costrette fra due morse. Da una parte, i costi in crescita, dall'altra la difficoltà di scaricare sul resto delle filiera l'aumento degli oneri di produzione. Anzi, spesso proprio agli agricoltori viene chiesto di "assorbire" parte della crescita dei costi degli altri anelli della catena di produzione che porta dal produttore al consumatore finale.
E' da questa condizione che nasce buona parte dei problemi con cui ogni agricoltore ha a che fare ogni giorno. Una situazione rispetto a cui - è chiaro - è difficile fornire ricette risolutive, ma che deve essere presa in considerazione ogni volta in cui l'agricoltura viene nominata nell'ambito dell'economia e della politica economica nazionali. Un settore che non riesce a controllare i costi di produzione, infatti, è sicuramente un settore a rischio per l'intera economia.