Ultima generazione agisce bene? Discutiamo. Ma la Terra va difesa
Caro Avvenire,
ho letto l’articolo “Protesta sì, violenza no” pubblicato su Popotus e sono rimasto costernato. Premetto che leggo “Avvenire” da poco. Non sono cattolico ed ho 75 anni. E dico subito che sto dalla parte dei ragazzi di Ultima generazione. Mi ha colpito l’affermazione: «Tutti sono liberi di esprimere i propri pensieri, ma senza danneggiare il bene comune e senza limitare la libertà altrui». Ma il clima, l’ambiente, la natura, i viventi e il futuro sono il bene comune.
Gaetano Stella
Caro Stella,
ho dovuto purtroppo tagliare la sua lunga, accorata e documentata lettera. Popotus ha dato voce alle diverse posizioni sulle iniziative degli attivisti per il clima, com’è doveroso per un quotidiano di informazione, in questo caso rivolto ai ragazzi. Non c’è quindi motivo di sorprendersi. Se continuerà a leggere “Avvenire”, come speriamo, scoprirà presto che nelle scelte editoriali e nei commenti siamo schierati per la tutela del Pianeta e di tutte le popolazioni che soffrono le conseguenze del riscaldamento, in linea con l’alto magistero di papa Francesco.
La questione aperta riguarda i mezzi che è lecito o doveroso utilizzare per sensibilizzare e mobilitare un’opinione pubblica che, in Italia in particolare, appare distratta e abulica di fronte all’emergenza ambientale, quando non addirittura infastidita o ostile rispetto alla necessaria transizione verde.
Chi scrive è stato tra i primi a commentare con favore l’operato di Ultima generazione nel nostro Paese. Ricordavo che molte proteste che vogliono incidere sul piano civile e politico sono spesso costrette a violare qualche legge, perché spesso sono leggi considerate ingiuste che si vogliono cambiare.
Imbrattare un’opera d’arte con vernici lavabili mi pare accettabile se è un gesto che suscita clamore e attenzione e non viene troppo ripetuto. Diverso è interrompere la circolazione su importanti snodi viari: si rischia di danneggiare persone e bloccare servizi vitali in modo indiscriminato. D’altra parte, se le conseguenze sono blande e aggirabili, le azioni di disturbo non raggiungono il loro scopo.
Dobbiamo allora chiederci in che modo si possano convincere i nostri concittadini che il tempo per agire sta scadendo. Come sottolinea lei stesso, caro Stella, gli effetti - dalle alluvioni disastrose e frequenti all’erosione costiera - sono sotto gli occhi di tutti noi italiani. Eppure, non riusciamo a connettere questi disastri innegabili con le loro cause più lontane e “invisibili”, ovvero le emissioni climalteranti, a partire dalla C02.
Certo, il problema è globale e non basta l’impegno a livello nazionale. Ma la forza dell’esempio non va sottovalutata. Si veda quello che è riuscita a mettere in moto una giovane studentessa come Greta Thunberg. Ci servono oggi nuove idee per vincere l’inerzia di tanti e far comprendere che il bene comune da difendere è proprio la natura, la quale ci nutre, sostiene e manda ora segnali di allarme non più equivocabili.