Ha ragione Maria Corbi (“Stampa”, 26/5) con l'articolo sui minori che scompaiono, svaniscono, evaporano, si sottraggono alla società, ai nostri sguardi, al nostro eventuale amore. Il titolo, «Non è un paese per i più piccoli» evoca, ma alla rovescia, uno straordinario film dei fratelli Coen, «Non è un paese per vecchi» (2007), tratto dall'omonimo romanzo di Cormac McCarthy. «Ogni giorno in Italia – scrive Corbi – scompaiono circa 30 tra bambini e adolescenti». Oltre 12mila nel 2021, nella grande maggioranza stranieri. Una valanga, eppure non viene considerata quell'emergenza che invece è. Chi si indigna? Chi si mobilita? «Ovviamente – conclude Corbi – i motivi per cui un bambino, un adolescente scompare sono tanti, ma tutti riconducibili a un mondo adulto che non ritiene l'infanzia una priorità». Per un atroce scherzo del destino, la riflessione di Maria Corbi compare lo stesso giorno (26/7) in cui le prime pagine sprofondano nella tragedia di Uvalde, Texas, riempiendosi di volti di bambini dagli occhi sorridenti che hanno chiuso quegli occhi per sempre. “Corriere”: «Gli Usa e le armi: choc per i 19 bambini uccisi a scuola»; “Repubblica”: «La mattanza dei bambini»; “Stampa”: «Cronaca di una strage annunciata»; “Giornale”: «Biden e i repubblicani in guerra per la strage dei bambini»; “Quotidiano nazionale”: «Strage di bimbi, America a mano armata»; “Messaggero” (appena una colonnino di piede, in apertura c'è la Roma di Coppa): «La strage dei bimbi non cambia gli Usa sulle armi libere»; il “Fatto” affida la notizia alla satira, mal riuscita, di Spinoza; il “Manifesto”: «L'incubo americano», con buoni approfondimenti nelle pagine interne, tra cui un intervento di Giorgio Beretta che osserva: «Veronafiere ha escluso i minori da “Vinitaly” ma li ha accolti alla fiera degli armamenti». Un poco, siamo texani pure noi.