Ragazzi e giovani sono frequente oggetto di preoccupazione ed entrano in cronaca in modo negativo – perché violenti o drogati – lasciando l’impressione che negativa sia un’intera generazione. Niente di più falso. Ma rarissimo è quanto è accaduto il 5/2 nelle quattro pagine di fila, dalla 20 alla 23, della “Stampa”. Voluta o casuale che sia, la scelta della redazione è singolare. Prima due pagine dal titolo drastico: «Generazione alcolica», con Paolo Russo che illustra i dati dello studio Espad, «ancora inedito, condotto dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr». Titoli analoghi compaiono da almeno vent’anni su quotidiani e settimanali. Ma adesso la situazione è peggiorata. Sommario: «Sempre più giovani iniziano a bere. Un milione di ragazzini tra 10 e 14 si è già ubriacato almeno una volta. “E c’è il sorpasso delle ragazze”». Dichiara il coordinatore di Alcolisti anonimi Campania: «Negli ultimi 15 anni l’età di chi si rivolge a noi è calata moltissimo: è scesa di 10 anni». E Sabrina Molinaro, ricercatrice Cnr: «Beve almeno 20 volte al mese il 6,1% degli studenti, mai in Italia un dato così alto». Il professor Valerio Nobili del Bambin Gesù parla di «pandemia».
Poi però passi a pagina 22 e il titolo al servizio di Serena Riformato è diametralmente opposto: «Bravi ragazzi», sommario: «Mattarella nomina i trenta Alfieri della Repubblica. “La punta di un iceberg che rappresenta i giovani”». Non trenta eccellenze isolate dunque – ciascuna delle quali si merita foto e motivazione del premio – ma solo punte di un iceberg, che c’è, è enorme ma ha scarsa visibilità. Del riconoscimento scrive anche il “Giornale” (5/2): «Trenta giovani angeli, il buono dell’Italia». Demoni e angeli, insomma, in quello che non è un “mondo giovanile” ma una galassia estremamente varia. E aggredita da agenti esterni: la “Repubblica” (7/2) con Viola Giannoli riferisce i dati del sondaggio di Swg per Italian Tech, titolo: «Figli depressi o stressati. I danni da troppo smartphone che spaventano i genitori», che però si dimenticano spesso di dare il buon esempio. Sommario: «Ormai lo usano tre bambini su quattro. Ma di dipendenza soffrono anche gli adulti». Sempre sulla “Repubblica” (8/2), due pagine sul cyberbullismo: «Storie e dolori di adolescenti finiti nella rete». La doccia scozzese continua.
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