Tutto è liquido nella modernità liquida baumaniana. Non solo i quotidiani, che si occupano di cronaca, ma anche la storia, che la cronaca importante cristallizza. Chi osava sfiorare Garibaldi là, sul suo piedistallo? Oggi invece... Aldo Cazzullo ("Corriere", 9/7), nella sua rubrica di dialogo con i lettori, lamenta che su Google prima di Garibaldi siano cercati altri innumerevoli Giuseppe. Chi l'avrebbe detto? Insomma: dopo la glorificazione dell'eroe, che a metà dell'Ottocento era l'uomo più popolare e amato al mondo, il revisionismo ne ha liquefatto il monumento: Garibaldi agente della massoneria, burattino degli inglesi, infedele e pasticcione, privo di visione politica... Cazzullo è un garibaldino antico: «Garibaldi non liberò né tantomeno conquistò la Sicilia; accese la rivolta dei siciliani contro i Borbone, e in pochi mesi fece crollare quel che restava di un sistema che si reggeva sulle armi austriache». Evidentemente le cannoniere inglesi erano al largo di Marsala e di Palermo in gita turistica; lo zolfo e il vino liquoroso non ebbero alcuna parte della campagna del 1860; Garibaldi non era un massone ma un paolotto; la sua fedeltà a un'unica donna nella vita è assodata. E poi? Lasciamo la parola agli storici di professione, se vorranno. In ogni caso, il sospetto è che a volte si tratti la storia con eccessiva disinvoltura.
Bisognerebbe saperci ridere sopra. Sì, anche su Garibaldi, senza accuse di lesa maestà e reazioni isteriche. Saverio Raimondo ("Repubblica", 9/7. Titolo: «Critica della ragion umoristica»), presentando l'ultima spiritosaggine di Luca Bottura, scrive: «In ogni libreria italiana lo scaffale dell'umorismo è il più reietto: appartato, posto molto in basso o molto in alto, disordinato e poco attraente; se non addirittura assente. Le ragioni sono tante...». Aggiungiamo una postilla: nessuna delle innumerevoli case editrici cattoliche contempla una collana umoristica. Per una Madonnina che sorride, ce ne sono mille che piangono. E tanto basti.