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“Tutto chiede salvezza”, bene anche la nuova stagione

Andrea Fagioli sabato 5 ottobre 2024
Cinque nuovi capitoli, corrispondenti ad altrettante settimane, con l’aggiunta di un breve finale tre anni dopo: è la scansione temporale della seconda stagione di Tutto chiede salvezza, una delle migliori serie tv degli ultimi tempi, disponibile su Netflix, tratta dal romanzo autobiografico di Daniele Mencarelli, vincitore del Premio Strega Giovani 2020, e diretta da Francesco Bruni, sceneggiatore di lungo corso, autore degli adattamenti del Commissario Montalbano e regista di film come Scialla!, che quindi conosce bene e utilizza anche qui il doppio registro del dramma e della commedia, del tragico e dell’ironico, per affrontare il disagio psichico giovanile con speranza, ma senza buonismo. Protagonista il giovane Daniele (interpretato da Federico Cesari), che nella prima stagione, sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio a seguito di un crollo psicotico, stringe forti e sinceri legami con i pazienti con cui condivide la degenza percorrendo, non senza intoppi, un cammino di rinascita attraverso l’accettazione di sé e degli altri, aiutato dalla saggezza di un «vecchio pazzo» con la passione per la poesia (Mario, un ottimo Andrea Pennacchi), dalla sensibilità di un ragazzo alla ricerca della propria identità (Gianluca, alias Vincenzo Crea), dall’amore per una ragazza (Nina, Fotinì Peluso) e dalla scrittura. Con la seconda stagione saltiamo a due anni dopo. Molte cose sono cambiate. Daniele e Nina sono diventati i genitori della piccola Maria e poco dopo la sua nascita si sono allontanati. Adesso si contendono l’affidamento della bambina con il supporto delle rispettive e diversissime famiglie. Daniele, intanto, ha scelto di diventare infermiere ed entra come tirocinante nell’ospedale in cui era stato ricoverato. Ha cinque settimane per dimostrare al giudice, anche tramite il lavoro, che può essere un genitore affidabile. Ritrova così alcuni dei vecchi pazienti, mentre conosce i nuovi, tornando a confrontarsi con le difficoltà proprie e il dolore altrui. A livello di vicenda c’è qualche forzatura in più rispetto alla prima stagione, forse per renderla più drammatica, mentre a livello di personaggi gli autori sostituiscono degnamente Mario (che compare alcune volte come presenza avvertita da Daniele) con Matilde, che i titoli ci dicono interpretata da Drusilla Foer, ma forse sarebbe meglio dire Gianluca Gori. È vero che Drusilla Foer è un nome d’arte, è vero che è l’alter ego di Gianluca Gori, ma qui siamo di fronte a una grande prova d’attore, che accetta di mettere in discussione il proprio personaggio, presentandosi «in disordine», come dice, ovvero con evidenti tratti maschili, per di più invecchiati, dai quali traspare una grande sofferenza e al tempo stesso, pur inizialmente mascherata, una grande umanità, in linea con l’idea di fondo della serie per cui tutte le vite, per complesse che siano, meritano salvezza. © riproduzione riservata