Il giorno dopo, una parola sventola sovrana sul cimitero di fango di Ischia: abuso. In ordine sparso. “Fatto” (27/11): «Altra strage per l’abusivismo» (pagina 1) e «Ischia, frana la capitale dell’abusivismo» (pagina 4). “Corriere” (28/11): «Sotto accusa abusi e condoni». “Repubblica” (28/11): «La strage degli abusi». “Giornale” (27/11): «Abusi e lassismo, tragedia annunciata». “Stampa” (28/11), titolo al fondo di Marcello Sorgi che ripercorre decenni di condoni: «Siamo un popolo di abusivi». Fioccano le accuse, specialmente da chi da anni denunciava inascoltato. Stesso giorno stessa testata, Antonio E. Piedimonte intervista Aldo De Chiara, che da giudice ingaggiò epiche battaglie contro l’abusivismo e conosce assai bene Ischia e Casamicciola: «I residenti ritengono di essere i padroni assoluti dell’isola». “Repubblica” (27/11) dà la voce a Peppe Massara, presidente del circolo di Legambiente: «Montagne violentate. I pirati del cemento graziati con il condono».
Ed eccolo un pirata “pentito”, un costruttore locale anonimo intervistato da Michele Bossi sulla “Repubblica” (28/11). Prima ammette: «A volte penso, in coscienza, che certe case non le dovrei costruire». Ma poi corregge il tiro: «Qui è caduta la cima di una montagna, e una cosa del genere non c’entra niente con le case abusive». I locali, annota Fabrizio Roncone sul “Corriere” (28/11), mostrano compostezza: «Il sospetto è che ci sia un diffuso, spaventoso fatalismo. Ma al bar l’inviato viene bacchettato: «Vi siete fissati con i condoni e sciocchezze varie». Dovremmo dar retta alle “chiacchiere da bar”? Se è per cogliere l’umore dei residenti, forse sì. Ma dall’abuso come primo male prende le distanze un paladino di legge e giustizia come Roberto Saviano che sul “Corriere” (27/11) scrive: «Disboscare, costruire, speculare, l’unico imperativo è sempre stato solo guadagnare e sopravvivere». Poi il cambio di rotta: «Sento arrivare già il commento: ma è l’abusivismo. Se davvero fosse così (e non bisogna associare abusivismo a lusso turistico perché non è quasi mai così) le soluzioni sono due: o condonare in cambio di una messa in sicurezza totale o abbattere immediatamente». Abbattere o non abbattere è al centro di un dilemma: o salvare patrimoni o rischiare di perdere vite umane. Chi sarà sacrificabile?
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