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Tutta l'eleganza del lutto polifonico nelle note di Tomás Luis de Victoria

Andrea Milanesi domenica 15 luglio 2012
Compositore e sacerdote, conosciuto e stimato protagonista della sfolgorante vita artistica e spirituale che ha animato la Roma del Cinquecento, a un certo punto della sua esistenza lo spagnolo Tomás Luis de Victoria (ca. 1548-1611) dichiarò di volersi ritirare per dedicarsi «alla contemplazione delle cose divine, come conviene a un ecclesiastico». Fece così ritorno in patria e divenne organista e cappellano personale dell'imperatrice madre Maria d'Asburgo (figlia di Carlo V, moglie di Massimiliano II, madre di Rodolfo II e Mattia, sorella di Filippo II e suocera di Carlo IX di Spagna) presso il convento delle Descalzas Reales di Madrid, dove la nobilissima dama si era a sua volta ritirata e dove morì nel 1603. Fu proprio in occasione del funerale dell'Imperatrice che Victoria concepì una delle sue opere più conosciute e amate, esito compiuto della sua sublime arte musicale: l'Officium defunctorum a sei voci, dato alle stampe nel 1605. Un'opera che, visto l'alto lignaggio dell'augusta destinataria, rappresenta un punto di contatto privilegiato con i principali eventi e i grandi personaggi presenti nei manuali di storia, ma che è in grado di proiettarsi al di fuori del tempo e dello spazio per raggiungere nell'intimo l'animo di chiunque si avvicini con rispetto e devozione al mistero ultimo della vita, e quindi della morte.E verso queste vertici estremi si spinge la lettura esemplare offerta dal gruppo corale Tenebrae e dal suo direttore Nigel Short (cd pubblicato da Signum e distribuito da Jupiter) che, oltre alle pagine incluse nella partitura originale del capolavoro victoriano – i canti dell'Ordinarium e del Proprium della Messa di Requiem insieme con un responsorio, un mottetto funebre e una lectio per il Mattutino – hanno aggiunto due lavori di Alonso Lobo (1555-1617), lo splendido mottetto Versa est in luctum (scritto per la morte di Filippo II) e le Lamentationes Hieremiae Prophetae. Musiche che, nella trasparenza della loro trama polifonica, nell'intensità della loro valenza espressiva e negli accenti di intimo dolore partecipato con cui accompagnano il rito delle esequie spalancano le porte dell'animo verso una dimensione di pura bellezza, risvegliando sentimenti di compassione e pacificazione assolute.