Sette pagine intere del numero odierno dell'Espresso, più un filosofo italiano, un poeta e un egitto-antropologo tedeschi per affermare che «Terrorismo. Guerre. Intolleranza. Ma anche razzismo e aggressività quotidiana. Sono figli del monoteismo. Che ha in sé la certezza di possedere tutta la verità» (punti e maiuscole nell'originale) significa, come al solito, accusare anche la Chiesa di tutti quei mali. Inoltre usare, scrivendo, la prima persona plurale manifesta un certo inconfessato godimento: «Il monoteismo della Verità… si è riprodotto in forme più terribili e velenose» e «sta sotto la pelle di ciascuno di noi». Il poeta tedesco scrive addirittura di un «Isis dei cristiani in Cina» classificato come «una feroce teocrazia», ignorando l'antropocrazia comunista che dal 1949 schiaccia specialmente i cristiani. In Italia monoteismo vuol dire automaticamente cristianesimo ed ebraismo e nessuno di quei guai è addebitabile a queste due religioni. Qualche doloroso e antico episodio fu, comunque, sempre dovuto a una miscela di poca fede e molte politica e finanza, condita con l'ignoranza. Ora le cose si sono invertite, specialmente nei protagonisti: ieri il nazismo (Shoah), il comunismo e il nazionalismo; oggi una deformazione dell'Islam (kamikazismo, Isis, califfato…). Quel po' di verità che le odierne accuse dell'Espresso contengono è da addebitarsi a ben altri nostrani mutamenti culturali, di cui dobbiamo ringraziare il laicismo. Perciò là dove è scritto «monoteismo» bisogna leggere "principio di autodeterminazione" e dove «prigionia di un dogmatismo filosofico prêt-à-porter», laicismo. Entrambi ormai dilaganti. A questo punto l'unica affermazione filosofico-laicistica condivisibile è la seguente: «Più l'io diventa potente più si impoverisce l'immagine dell'altro. Il risultato è un deficit etico». Vedi aborto, divorzio, pma, affitto dell'utero, eutanasia, similnozze gay, corruzione. In tutti vige l'egotismo. Ma l'egittologo è romantico: «Erano meglio Iside e Osiride»…
ANCHE LA CHIESA È UNA CASA
Secondo Filippo Facci, che è la punta polemica di Libero, il terremoto ha rovesciato il concetto di "casa e chiesa" in «chiesa e casa», perché «stiamo esagerando (forse) con i pianti e i preventivi per i danni del terremoto alle chiese, le crepe ai campanili, i crolli delle basiliche… Vorrei chiedere se avrebbe più urgenza la Basilica di Norcia dove non abita nessuno o il tetto di casa così da smettere di vivere in una tenda con moglie e figli». È solo una provocazione grossolana da anticlericale: certo che è così e non occorre che Filippo la Facci. La vita non è soltanto dormire e mangiare, ma è anche credere, pregare, fare popolo di Dio insieme. La precedenza al tetto è ovvia, ma se qualcuno volesse tirar su la Basilica (in realtà una cattedrale o una chiesetta di montagna) perché impedirglielo? La chiesa è una casa come la casa.